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Un film parlato

Regia di Manoel de Oliveira vedi scheda film

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La recensione su Un film parlato

di Peppe Comune
8 stelle

Rosa Maria (Leonor Silveira), una professoressa di Storia all'Università di Lisbona, si imbarca con Maria Joana (Filipa de Almeida), la piccola figlia di otto anni, su una nave da crociera. La loro destinazione finale è Bombay dove l'attende il marito, pilota dell'aviazione civile, e da dove partiranno tutti insieme per le vacanze. Perchè non dirigersi direttamente in India invece di fare un lungo ed estenuante viaggio in mare ? Per conoscere da vicino i posti di cui parla sempre nelle sue lezioni, spiega Rosa Maria, ed avviare la figlia alla conoscenza delle più antiche origini della civiltà occidentale. Marsiglia, Napoli, Pompei, Istanbul ed El Cairo sono le tappe di un viaggio lungo le traccie di una storia millenaria, è la rotta di un Mediterraneo anticamente florido di sapienza : perchè è importante mantenere viva la memoria storica ed è fondamentale conoscere il passato per meglio capire le vicende della nostra contemporaneità.

 

 

"Film parlato" è una raffinata escursione nel cuore della cultura occidentale tutto giocato sul tenero rapporto tra una madre ansiosa di ricevere e dare testimonianza e una figlia già abbastanza curiosa da non fermarsi alla superficie delle cose che gli vengono raccontate. E' la parola il centro nevralgico del film, l'estrema chierezza con cui viene pronunciata, la cura con cui viene usata per per dare un senso ai fatti della storia. Manoel De Oliveira rende la parola l'elemento che armonizza virtuosamente il linguaggio parlato e la consapevolezza di significato di cui viene fatta oggetto vale a conferirgli quel senso di universalità capace, tanto di dar vita a una costruttiva comunicazione interculturale, quanto di anestetizzare sul nascere ogni forma di malevole incomprensione. Come dimostrano le tre donne "famose" (Irene Papas, Stefania Sandrelli e Catherine Deneuve) che siedono allo stesso tavolo del comandante della nave (John Malkovich) e che comunicano tra di loro con le rispettive lingue dando corpo a un rapporto virtuoso sancito dalla vicendevole comprensione e riconoscenza, dall'aderenza che ognuno dimostra di avere con le radici culturali del proprio paese (sono rispettivamente Greca, Italiana, Francese e un'Americano di origine polacca) affatto messe in discussione nel confronto con l'altro. Un rapporto messo in crisi dall'avanzare di una "modernità" condotta nel segno del progressivo dominio di un unico modello culturale, dall'appiattimento della tramandata diversificazione delle lingue parlate. Il maestro portoghese sembra preoccupato del "multiculturalismo massificato" che sta prendendo corpo, tutto figlio della museizzazione mercificata di un passato glorioso piuttosto della consapevole inclinazione ad analizzare il presente attraverso gli insegnamenti forniti dall'esperieza storica. E non usa scorciatoie nel dimostrare il suo pessimismo (si veda il finale), tipico prodotto di chi si è convinto che non esistono più gli strumenti per tramandare alle nuove generazioni un patrimonio culturale di inestinguibile ricchezza, che non si ha più la forza per scongiurare i vecchi e nuovi fondamentalismi attraveso l'uso sapiente delle parole. Film di grande profondità intellettuale di un indiscusso maestro di eleganza.

 

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