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La moglie dell'avvocato

Regia di Im Sang-soo vedi scheda film

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La recensione su La moglie dell'avvocato

di FilmTv Rivista
8 stelle

“Che cosa diresti se uno venisse da te e ti dicesse che tua moglie se la fa con un liceale?”. “Me ne fregherei, ecco cosa farei: continua con la tua vita come se niente fosse”. Più o meno, è ciò che dice in un raro dialogo l’avvocato protagonista, con più di una amante, alla moglie, che si concede a un ragazzino ancora inesperto. Ferocissimo sguardo su una famiglia già a pezzi, A Good Lawyer’s Wife è uno sconvolgente ritratto di un mondo che non può più stare insieme, infiltrato com’è da rancori già marci, rabbie già ammuffite, odi già spellati. Se di film corale si tratta (ci sono figli, suocere e vicini), non c’è alcuna sinfonia progressiva (che impari P. T. Anderson), non ci sono prevedibili sinuosità. La coralità, per il regista Im (che ha fatto passi da gigante rispetto al suo primo, brutto film, Girls’ Night Out), è un’istituzione che vive sulla solitudine e l’autarchia. E anche la messinscena, dunque, ne assorbe disperazioni e abissi, sfaldandosi in sequenze di un gelo rarefatto incredibile, allontanando ogni pathos e raffreddando spesso con un’ironia che spiazza e poi lascia di sasso. Il sesso, come in molto cinema coreano alto, è quasi una violenza da necroforo, e la passione esiste come urlo contro un nulla che quasi fa più male della morte. Altre opere del cinema coreano ci hanno mostrato l’insopportabilità dei doveri e dei ruoli quotidiani, e la carnalità come peso non raramente ingombrante (i film di Hong Sang-soo): A Good Lawyer’s Wife ce le sbatte in faccia con un’oggettività impassibile che a volte tocca punte inaudite (la sequenza tra il postino e il bambino, il sangue che quando deve fuoriuscire e imbrattare, fuoriesce e imbratta davvero), più spesso si lascia scorrere, spalmandosi come fuligine, che però lascia lo spettatore in grado di vedere eccome. E ciò che si vede non mette di buonumore. Fatti i dovuti distinguo, da accostare al bellissimo Happy End di Jung Ji-woo, e l’altra faccia della stessa medaglia del capolavoro Sympathy for Mr. Vengeance di Park Chan-wook.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 0 del 0

Autore: Pier Maria Bocchi

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