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Buongiorno, notte

Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film

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La recensione su Buongiorno, notte

di rickdeckard
8 stelle

Il versante politico del racconto si incorpora nei risvolti psicanalitici del film, le cui introspezioni psicologiche dei personaggi approdano ad una profonda riflessione sulle contraddizioni delle B.R. ed in generale dell'uomo, incapace di ribellarsi senza l'utilizzo della violenza. Musiche invadenti, scarsa componente drammatica. Voto 7,5.

Marco Bellocchio affronta un avvenimento di fondamentale importanza all’interno della Storia d’Italia come solo i grandi del cinema italiano sanno fare, ovvero con lucidità ed ammirevole consapevolezza. Il regista, rimanendo coerente con la sua poetica, fa passare in secondo piano il versante politico del racconto, ma al contempo lo incorpora perfettamente nei risvolti psicanalitici del film, le cui introspezioni psicologiche dei personaggi approdano ad una profonda riflessione sui valori deliranti dei movimenti rivoluzionari (in questo caso le Brigate Rosse), la cui ossessione di affermarsi sul resto della società con lo scopo di soppiantare il sistema corrotto e di proteggere i deboli sfocia in un’incapacità di ribellarsi senza l’utilizzo della violenza. In una realtà sempre più contraddittoria in cui si è costantemente indecisi sulla posizione da prendere, l’autore suggerisce la finzione, in particolare il sogno, come unica via d’uscita e di evasione. Altre linee tematiche sono il rapporto tra l’uomo e la Fede e la fiducia riposta nell’essere umano in quanto dotato di grande potenziale con cui rendere il mondo un posto migliore. Tutte riflessioni interessanti e, a tratti, ragionevolmente ottimiste che, però, vengono quasi sempre raccontate con un tono piuttosto freddo e distaccato, che causa quasi totale mancanza di una componente drammatica e, quindi, di un coinvolgimento emotivo. Purtroppo non giovano al risultato finale neanche le bellissime musiche dei Pink Floyd, che qui risultano invadenti e fuori luogo. Molto azzeccate invece quelle di Verdi e Schubert. In conclusione, un film sicuramente di buona fattura, in cui Bellocchio coniuga abilmente i riferimenti storico-politici alla sua personale idea di cinema, senza riuscire a trovare, però, il tono e la cifra stilistica ideali per dare maggiore spinta al racconto.

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