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Buongiorno, notte

Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film

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La recensione su Buongiorno, notte

di Baliverna
8 stelle

E' un film minimalista e antispettacolare, intimista direi anche, girato quasi tutto in interni piuttosto bui. Tuttavia è molto coinvolgente e dotato di una notevole forza drammatica. Il punto di vista è quello della brigatista (non ricordo il nome) che collaborò assieme ad altri al sequestro Moro, praticamente una carceriera dello statista rapito. La doppia vita che conduce le costa molta fatica, sia per dissimulare il suo appartenere alle BR che per fare i conti con la sua coscienza. E' convinta sostenitrice delle idee delle Brigate Rosse, quindi della lotta armata e della necessità del colpo di stato da parte del proletariato. Tuttavia la realtà delle cose si fa intravvedere sempre più oltre la coltre dell'ideologia: stanno tenendo prigioniero non il simbolo delle istituzioni italiane, la colonna della borghesia che opprime il proletariato, ma un pover'uomo con la famiglia che sta in ansia per lui, che vive recluso in pochi metri quadri in attesa della condanna a morte. La coscienza le dice che è assurdo e ingiusto ucciderlo, ma lei non trova la forza necessaria per opporsi veramente, o per dissociarsi. I compagni le sciorinano i principi della rivoluzione armata, dove è necessario anche uccidere per un domani migliore. Dicono persino che può capitare di dover uccidere la propria madre, se questo è necessario alla causa. Se lei è tormentata, anche gli altri sentono, benché in misura minore, il rimorso della coscienza. Tuttavia la tacitano ripetendosi il concetto di necessità dell'omicidio. Significativo a questo proposito è uno di loro che per il nervosismo esce tutto sudato dal colloquio con Moro.
Vedere la rappresentazione di questo triste episodio di storia italiana fa venire un po' i brividi, sia per ciò che successe tra i brigatisti che tra i politici. La vicenda è una ferita aperta e un ricordo indelebile per molti di noi (io avevo quattro anni ma mi ricordo ancora l'immagine del cadavere di Moro ritrovato nel bagagliaio della macchina). Bellocchio la ricostruisce con attenzione ai dettagli e facendo largo uso di materiale televisivo d'epoca. Nonostante il regista sia dichiaratamente di sinistra, e io non sia d'accordo con molte delle sue idee, devo però dargli atto di aver svolto un argomento così delicato in modo problematico, con molti interrogativi e analisi, e non in modo schematico o ideologico. In altre parole è quasi impossibile dedurre dal film l'appartenenza politica del regista. Diversi dialoghi, oltre a condannare il brigatismo rosso, insinuano pesanti dubbi su certi assiomi che erano alla base delle idee del PCI dell'epoca. In altri si parla con rispetto della DC, almeno per quello che era stata e quelli che erano i suoi ideali, e non per quello che poi è diventata. Queste capacità del regista di onestà, di libertà intellettuale e di imparzialità le ho molto apprezzate. E' un film che fa riflettere e riesce a mettere a nudo i fatti che rappresenta, con tutte le loro contraddizioni e ingiustizie.
PS Sono stato colpito da quel curioso segno di croce prima del pasto (prima di uccidere Moro) che i brigatisti si fanno. Il regista lo enfatizza col rallentatore. Mi piacerebbe sapere se lo si fece veramente.

Cosa cambierei

Il finale: l'ho trovato incolore e sfilacciato, con un evidente calo di tensione. E il titolo: è un po' tirato per i capelli.

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