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Buongiorno, notte

Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film

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La recensione su Buongiorno, notte

di barabbovich
6 stelle

A 25 anni dal rapimento di Aldo Moro, Marco Bellocchio - assoldato dalla Rai - prova a immaginare come potesse svolgersi il quotidiano all'interno dell'appartamento di via Montalcini nel quale lo statista democristiano (impersonato da uno straordinario Roberto Herlizka che non fa rimpiangere Gian Maria Volontè) fu tenuto prigioniero per quasi due mesi.
Ispirato al romanzo Il prigioniero, scritto dall'ex brigatista Maria Laura Braghetti, il film di Bellocchio fa incontrare realtà e finzione in un plot narrativo nel quale la 23enne Chiara (una Maya Sansa nient'affatto all'altezza della situazione), impiegata ministeriale e combattente "al servizio del proletariato", vive sulla propria pelle la contraddizione tra istanze rivoluzionarie e pietas nei confronti del prigioniero Aldo Moro. La scissione tra le ragioni della rivoluzione e i sentimenti di pietà trovano un riflesso stilistico nello sdoppiamento tra realtà e immaginazione, sottolineate ora dalle musiche dei Pink Floyd, ora da quelle di Schubert e Verdi. Il tentativo di volgere uno sguardo intimistico a quel momento cruciale della storia italiana è intrigante e l'operazione rimane assai distante da Il caso Moro che Giuseppe Ferrara girò nel 1986. Così, se da un lato la dimensione umana della vicenda - che diventa emblematica attraverso la metafora degli uccelli tanto amati eppure tenuti in gabbia all'interno dell'appartamento - è senz'altro accattivante, dall'altro diventa imbarazzante il falso storico (la cui documentazione è attribuibile a Tatti Sanguineti) che il film propone. Nessuna esitazione nell'additare le Brigate Rosse quali responsabili della sentenza di condanna a Morte di Aldo Moro (un fatto che, stando alle testimonianze della figlia dell'ex leader DC, è ancora tutto da dimostrare) e grottesca la scena in cui si ricostruisce la vera seduta spiritica che guidò le forze dell'ordine a Gradoli (anziché a via Gradoli), in cui si invoca "lo spirito di Bernardo", il quale, alla domanda in merito al posto in cui fosse rinchiuso Moro, risponde con il titolo di un suo film: La luna. Uno sberleffo a Bertolucci del quale non si sentiva francamente la necessità. Così come urta questo revisionismo di sinistra nel quale i brigatisti si riempiono la bocca di slogan e Moro diventa un campione d'umanità. L'impronta di mamma Rai c'è e si vede tutta.

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