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Electra Glide

Regia di James William Guercio vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Electra Glide

di degoffro
8 stelle

Un tipico film anni settanta. In effetti il senso di disillusione, sconfitta, amarezza, rassegnazione ed impotenza che permea l'unico film da regista di James William Guercio (classe 1945, quindi all'epoca delle riprese appena ventisettenne), fino ad allora più noto come produttore discografico, compositore e cantante, rimanda inevitabilmente alla gloriosa stagione della New Hollywood. "Electra Glide" però è soprattutto un magnifico film di sogni infranti o mai realizzati: "nella vita bisogna pure sognare o no?" si domanda infatti il protagonista. Da un lato John Wintergreen, agente della stradale reduce dal Vietnam che, stanco di pattugliare sulla sua motocicletta le strade deserte della Monument Valley per dare multe e "beccarsi i colpi di sole", aspira ad entrare nella squadra omicidi di Los Angeles per "diventare come uno di quei poliziotti che si vedono nei films", perché "io fare il poliziotto lo intendo tutto in un altro modo!". Dice John al suo amico e collega Zipper: "I miei sogni non costano un soldo: io voglio solo un vestito borghese, un bel cappello di feltro e quattro ruote sotto le chiappe invece che due e un distintivo che dica: ". Dall'altro il collega Zipper, ben felice del suo lavoro ("Ti fai una bella vita sulla tua moto: tu fai le tue ore, poi smonti e ti sei guadagnato il pane. Cosa c'è di più semplice?") ed il cui sogno è molto più materiale e concreto: "un motore più o meno di 1400 di cilindrata montato su un telaio su misura di lega leggera". Una motocicletta tutta nuova e tutta cromata da sfoggiare come un gioiello di famiglia. C'è poi Jolene, barista in un bar frequentato per lo più da poliziotti a cui spesso si concede, che immaginava la sua vita come "una lunga bellissima pellicola", desiderando diventare una stella, senza però mai essere arrivata a Hollywood e rinunciando per questo persino all'amore dell'adorato marito. C'è infine l'anziano Willie, uomo ormai stanco, depresso e fuori di testa che desiderava invece solo una vecchiaia serena tra le sue montagne in compagnia dell'unico, ultimo, amico, Frank: abbandonato dallo stesso Frank che gli preferisce la lucrosa compagnia di alcuni motociclisti spacciatori, lo uccide, perché non sopporta più la solitudine disperata nella quale si è ritrovato. "La solitudine ti ammazza più di una calibro 357 magnum!" afferma sconsolato Wintergreen, deluso e furibondo anche con il suo superiore Harve Poole, poliziotto pieno di sè ed arrogante, che "ascolta la voce del deserto" per risolvere i casi, ben consapevole che "l'incompetenza è la peggior forma di corruzione", ma altresì convinto di avere la verità in tasca ("La saggezza è come una religione: la mia religione è me stesso. Quando parlo con me stesso io parlo con il mondo intero!", dice), pronto ad usare le maniere forti pur di ottenere qualche risposta, salvo poi prendere clamorosi abbagli, come nel caso dell'omicidio di Frank per il quale ha arrestato un innocente e ha preso a botte diversi ragazzi di una comune per avere informazioni non essenziali alle indagini. "Ti puoi prendere il vestito e il distintivo e darli a qualche imbecille che crede alle tue stronzate: perché tu sei uno stronzo!", sbotta infine John nei confronti di Poole, prima di riprendere il suo monotono incarico alla stradale. Forse il finale brutale e tragico è fin troppo programmatico (ma comunque non si dimentica) e certi espedienti formali (su tutti il ralenti) sono quasi scontati, ma gli scenari mozzafiato con cui il regista rende omaggio al suo mito cinematografico John Ford ed immortalati dalla superba fotografia del sempre grande Conrad L. Hall (per averlo al suo servizio Guercio ha rinunciato al suo cachet da regista) ed il cast in autentico stato di grazia, tra cui spicca lo splendido protagonista Robert Blake, da noi più noto per la serie tv "Baretta", fanno di "Electra Glide" un poliziesco western originale e affascinante, intenso e quasi epico. Una ballata malinconica, spietata e crudele, popolata di personaggi profondamente umani e veri ma inesorabilmente perdenti e disincantati, sconfitti e lasciati indietro da un mondo senza pietà, senza scampo e senza speranza che va avanti in modo impassibile indifferente per la propria strada, senza di loro (forse è anche questo il significato dell'interminabile carrello finale), anche perché, come afferma il disperato Zipper "se le cose non te le prendi non ti dà niente nessuno e io mi prendo quello che mi spetta!". Su tutti spicca proprio Wintergreen, poliziotto ordinario, ingiustamente limitato nella carriera dalla sua bassa statura ma onesto, rigoroso e leale, determinato a seguire il suo codice morale, attento a non tradire i suoi ideali e i suoi valori, calpestati invece cinicamente e presuntuosamente dai suoi superiori, un degno collega del contemporaneo "Serpico", insomma. Quasi commovente nella sua tenerezza quando, parlando con il custode del teatro in cui si è tenuto un concerto, dice: "Io sto a sentire tutti quelli che parlano in questo mondo del cacchio meno che me: come vorrei ricominciare tutto da capo." "Electra glide" trova una perfetta sintesi nelle due, esemplari, sequenze iniziali: il suicidio/omicidio di Frank e l'allenamento con i pesi e successiva, meticolosa, vestizione con la divisa di ordinanza da parte di John, dopo che ha fatto ripetutamente l'amore con Jolene. Il grande merito del regista è poi quello di alleggerire la bruciante e dolente componente drammatica con una sottile e delicata ironia. Si pensi infatti alla sequenza in cui Wintergreen, appena promosso ad autista dell'ispettore capo Harve Poole, si veste di tutto punto come un moderno cowboy per andare a festeggiare con i suoi nuovi colleghi, salvo poi accorgersi, appena uscito dalla sua stanza, di non avere i pantaloni; o la vivace conversazione con due avvenenti ragazze a cui il nostro afferma che lui e il divo Alan Ladd hanno la stessa altezza; o ancora il confronto tra Wintergreen e un irascibile coroner, spazientito dalle interferenze di quel piccolo agente della stradale che lo accusa di inquinare le prove; o infine il dialogo con un ragazzo della comune mentre John è in cerca dello spacciatore Bob Zemko: "Vorrei qualche informazione" chiede Wintergreen, "Io ce l'avrei un'informazione: stai con i piedi nella merda!" risponde serafico il ragazzo. Struggente la canzone "Tell me" scritta dallo stesso regista mentre un lungo ed emozionante carrello all'indietro chiude nostalgicamente il film. Curiosa la sequenza in cui John si esercita con la pistola, sparando al poster di "Easy rider": affettuoso omaggio o ironica irrisione e simpatico sberleffo? Esordio di Nick Nolte non accreditato, nei panni di uno dei ragazzi della comune: personalmente però non sono riuscito a riconoscerlo. In concorso al Festival di Cannes dove però vinse la Palma d'oro l'altrettanto splendido "Lo spaventapasseri" di Jerry Schatzberg. Nomination ai Golden Globes per Blake quale migliore attore protagonista in un dramma, battuto, guarda caso, proprio dall'Al Pacino di "Serpico". Piccola curiosità: la copertina dell'LP della colonna sonora mostra 7 poliziotti della stradale di alta statura ed in mezzo a loro uno piccolino (Wintergreen): la stessa immagine è appesa sul muro dell'ufficio del capitano Furillo nella serie "Hill Street giorno e notte". Mitica la frase di lancio internazionale: "He's a good cop. On a big bike. On a bad road."
Voto: 8

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