Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
Eastwood firma una pellicola che ricorda i suoi più riusciti capolavori.
Dopo qualche film 'minore', ma in cui emerge sempre la grandezza del suo autore, Eastwood firma una pellicola che ricorda i suoi più riusciti capolavori. E' un film potente e profondo su varie tematiche, sulla fallacia e l'imperfezione della giustizia umana e su come essa sia influenzata da varie questioni e situazioni (in primis il profilo psicologico e le esperienze dei giurati), sul senso di colpa, sulla casualità che spesso agisce come un giudice pazzo o cieco e, infine, sull'ineluttabilità del destino umano e l'impossibilità di cambiarlo nonostante i nostri sforzi. Il protagonista infatti è un ex alcolizzato che si è redento e che ha una moglie incinta e una vita serena. Una sera, a seguito di una delusione, ordina un bicchiere in un bar ma non lo tocca, dopodiché, inavvertitamente e senza accorgersene, investe e uccide una donna. Il protagonista è convinto di aver ammazzato un animale finché non viene chiamato, per caso, a fare il giurato per questo delitto di cui è imputato il violento e malvagio fidanzato della donna; tuttavia quest'ultimo è innocente. Il protagonista, una volta compreso di essere lui il colpevole, scioccato, cerca di capire cosa fare. Scopre però che se rivelasse la verità, finirebbe incriminato rischiando una pena fortissima in quanto ex alcolista. Cosa fare allora? Mettere tutto a repentaglio (famiglia, lavoro, serenità oltre a un percorso reale di cambiamento intrapreso) per un senso di giustizia o fare finta di nulla e ignorare l'assordante grido della coscienza?
Eastwood ci fa entrare nell'anima e nel cuore del protagonista e ci fa sentire tutti i suoi tormenti interiori. Il pubblico, in fondo, non può non parteggiare per lui. In fin dei conti si trovava solo nel posto sbagliato e nel momento sbagliato, vuole davvero cambiare, ha un figlio in arrivo e una moglie che dipendono da lui. L'imputato, invece, seppur innocente, è un uomo violento e spregevole. Se confessasse il delitto, il protagonista, a causa del suo passato e delle leggi del suo stato, rischierebbe persino l'ergastolo. Ne vale la pena? Pertanto anche lo spettatore sente i dubbi e i rimorsi ed è portato a interrogarsi sulla giustizia degli uomini e sulla sua reale efficacia. Emerge poi anche un discorso sul destino umano e sulla sua cecità; difatti per quanto il protagonista si stia sforzando di cambiare e di liberarsi del suo passato, proprio non ci riesce a causa di questo scherzo del destino e dei suoi trascorsi da alcolista che rimangono come una macchia su di lui. Inoltre i giurati, spesso, non valutano oggettivamente la questione ma sono portati a farlo in base alle loro esperienze, alla loro rabbia e ai loro traumi personali.
Tutto ciò è narrato da Eastwood con una grandezza e un respiro degni del grande cineasta qual è e con il suo inconfondibile stile asciutto, che non cade mai nel sentimentalismo o nel melodramma, ma racconta seccamente i fatti per far sì che arrivino in maniera più diretta e genuina al cuore dello spettatore.
Giurato numero 2 è a mio avviso un capolavoro che chiuderebbe meravigliosamente la carriera del grande regista e attore. Se invece non fosse il suo ultimo film, come auspico, ritengo che Eastwood, nonostante l'età, abbia ancora molto da dire e da mostrare (a differenza di molti altri grandi cineasti del passato, che spesso si limitano a ripetere loro stessi, per paura di un meritato quanto inevitabile pensionamento).
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