Regia di Paolo Genovese vedi scheda film
La grande tradizione della Commedia all'Italiana, che grazie ad autori quali Mario Monicelli ed Ettore Scola ha saputo esportare nel mondo il nostro Cinema, cerca di rivivere in Follemente che il ritorno alla commedia di Paolo Genovese dopo gli sfortunati The Place, Supereroi e Il primo giorno della mia vita e sin dal trailer è parso chiaro (!?) a tutti dell’influenza (chiamiamola così) di Inside Out della Disney (forse anche per la presenza di Pilar Fogliati che ha dato voce ad Ansia in Inside Out 2).
Ma poi è davvero così?
Il film è la storia di un primo appuntamento tra un uomo e una donna attraverso il commento, spesso sagace e irriverente, delle loro diverse "spinte interiori" (interpretate da quattro attori per lui e quattro attrici per lei) che, se unite, finiscono per comporre le loro rispettive personalità, un “collettivo” (come amano definirsi) che fornisce alla pellicola quello sprazzo di (genialità?) fantastico, tra lo spirituale e lo psicoanalitico, che funziona comunque a seconda di qualsiasi tipo di lettura la vogliate interpretare.
E’ la storia degli ostacoli dell’amore e/o della fatica che fanno gli esseri umani a capirsi tra loro, come anche del timore di rivelare troppo di se stessi e se non è affatto difficile declinare tale apprensioni in senso umoristico, il problema è farlo però con una certa efficacia, senza scadere troppo nel risibile (o nel ridicolo involontario) ed è proprio in questo che il regista Paolo Genovese dimostra, ancora una volta dopo Perfetti sconosciuti, di essere capace di ridefinire, anche con uno stile nuovo e (perché no?) originale, i concetti della commedia all’italiana.
Ed è una storia solo in parte di scrittura (sceneggiatura ad opera dello stesso regista insieme a Paolo Costella, Isabella Aguilar, Lucia Calamaro e Flaminia Gressi) e che si basa soprattutto sulla recitazione e sui tempi comici dei suoi interpreti.
E per come è strutturato più che ha Inside Out l’ultimo film di Genovese assomiglia invece proprio al suo Perfetti sconosciuti: ambientato durante una cena in un appartamento, di notte, con tantissimi attori estremamente caratterizzati e una girandolo di scontri verbali (ottimi i dialoghi) e battute tra loro.
Probabilmente è proprio questa la dimensione narrativa preferita di Genovese per un doppio livello narrativo gestito però molto bene sia in sceneggiatura che nella messa in scena, con i suoi protagonisti impegnati a studiarsi, capirsi e, perché no, accettarsi per quello che sono.
Follemente utilizza così una formula già collaudata da Genovese con Perfetti sconosciuti (scritto dal regista sempre insieme a Costella e da Filippo Bologna, Paola Mammini e Rolando Ravello) e mettendo insieme un cast di volti noti del cinema italiana.
Il risultato è una commedia romantica che si avvale principalmente dell’elemento della coralità, aspetto di cui il regista si è dimostrato di essere maestro, evitando spesso certi stereotipi riguardo alle connotazioni di maschile e/o femminile e cercando di non realizzarlo in maniera tropo asfittica.
In particolare, la scenografia della casa della protagonista e poi quelle delle menti di lui e di lei sono estremamente caratterizzate, come anche è molto curata la recitazione dei protagonisti, elemento fondamentale e ancora più importante anche della stessa sceneggiatura.
Aiuta poi il fatto che ogni attore e ogni attrice abbia un personaggio dal carattere chiaro e riconoscibilissimo, dalla parte maschile Il Professore (Marco Giallini), la voce della coscienza e della razionalità, Romeo (Maurizio Lastrico) il lato sensibile e romantico, Eros (Claudio Santamaria) l’impulso e la passione e Valium (Rocco Papaleo) il disincanto e l’ignavia mentre dalla parte femminile abbiamo invece Alfa (Claudia Pandolfi) donna forte, decisa e intransigente (femminista?), Giulietta (Vittoria Puccini), sognatrice e romantica, Trilli (Emanuela Fanelli) per la versione femminile di Eros, libera e irriverente, e Scheggia (Maria Chiara Giannetta), anarchica & rock oltre che contraltare di Valium mentre, nella parte reale della storia, troviamo Pilar Fogliati, (troppo?) spontanea e un po’ svagata, ed Edoardo Leo, classico uomo medio insoddisfatto del presente.
Se poi il film di Paolo Genovese è costato 8 milioni di euro con una messa in scena drasticamente essenziale e con scenografie ridotte all’osso, con la totale assenza di scene girate in esterni, vuol dire che a incidere sui costi sono stati soprattutto i cachet dei protagonisti/e, a ulteriore dimostrazione di come l’intero progetto sia stato costruito (quasi) esclusivamente su di loro.
VOTO: 7,5
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