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Equilibrium

Regia di Kurt Wimmer vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Equilibrium

di scandoniano
5 stelle

Pellicola distopica in cui la scarsa plausibilità di molte scene risulta più irreale ancora della pur assurda configurazione sociale di un mondo nuovo basato sul tentativo di tenere a freno ogni emozione!

locandina

Equilibrium (2002): locandina

 

Un film distopico, per antonomasia, si fonda su un sistema sociale dalle regole ferree, con ideali inverosimili, cervellotici, spesso criminali. Non fa eccezione questo “Equilibrium”, alla cui base c’è l’assunto secondo cui, per scongiurare la quarta guerra mondiale, gli umani hanno istituito un corpo speciale, chiamato Cleric Grammaton, che nega la possibilità di provare emozioni, le vere responsabili della crudeltà umana nei riguardi dei suoi simili.

Fino a qui, l’idea, per quanto complicata da tradursi, regge, anzi stuzzica. E si fa ancora più interessante considerato che si tratta di uno dei rari film distopici a reggersi su una sceneggiatura originale, scritta, al pari del soggetto, dal regista Kurt Wimmer. Un film d’autore dunque, che ha la pretesa di far recitare tutti gli attori in maniera cagnesca: a partire dal protagonista Christian Bale, passando per Sean Bean, Dominic Purcell e Emily Watson, tutti devono fare l’opposto di quanto sia richiesto notoriamente ad un attore, ossia emozionare  il pubblico attraverso la propria recitazione. Ogni smorfia equivale ad un sentimento, ed ogni sentimento è bandito nella Libria (città immaginaria) del 2072, nata a seguito di uno sconvolgimento geografico figlio della terza devastante guerra mondiale.

 

Christian Bale

Equilibrium (2002): Christian Bale

 

È in questa contraddizione in termini che Christian Bale e compagnia si trova a sguazzare, senza una guida adeguata (Wimmer appare poco più che un mero cineoperatore con voce in capitolo sull’operato degli attori), con uno sviluppo dilettantistico del plot (e il finale banalissimo lo conferma),  passando per l’aspetto peggiore del film, ossia l’organizzazione sceno-coreografica della messa in scena. Passi l’infallibile tecnica di tiro che John Preston (Bale) esibisce con infallibile sicumera (ci viene spiegato piuttosto esaustivamente che la scienza balistica nel tempo è arrivata a prevedere tutte le potenziali angolazioni di sparo, e l’infallibile Grammaton Preston non può non conoscerne tutte le sfaccettature). Ma poche scusanti invece ha la scarsissimi plausibilità nei movimenti di quello che appare un Nureyev del kalashnikov, un Messi della carabina, una Comaneci del fucile a pompa. Si assiste pertanto a straordinari prodigi da prestigiatore che il personaggio di Bale è in grado di mettere in pratica, raccattando da terra con uno scioltissimo colpo di malleolo un’arma pesante 10 chili e freddando a bruciapelo i malcapitati, anticipando in rapidità e scaltrezza avversari che sono già lì, con un cannone puntatogli a 2 metri di distanza.

 

Christian Bale, Taye Diggs

Equilibrium (2002): Christian Bale, Taye Diggs

 

Non è tutto da buttare, tuttavia. Detto del soggetto, intrigante, appaiono apprezzabili i numerosi cambi di registro, che consentono snodi narrativi interessanti (specie nel rapporto con il collega veggente Brandt e con il Padre in persona – che prima di perire da fesso cambia due o tre volte identità). Pregevole inoltre la scelta doviziosa di molte scenografie: per gli (inusitatamente brillanti) esterni sono stati scelti quartieri di Berlino e di Roma di genesi nazi-fascista, mentre alcuni interni, specie le stanze generatrici di emozioni clandestine da parte dei dissidenti, sono ben organizzati, lasciando riflettere lo spettatore sul valore (spesso scontato) di una stampa di art decò, di una lampada ad olio, di un grammofono d’antan che suona Beethoven.

In definitiva uno spunto intrigante che ha infaustamente portato a nient’altro che fuffa manieristica e facilmente dimenticabile.

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