Regia di Ryan Coogler vedi scheda film
Ultima pellicola di Ryan Coogler, regista di Prossima fermata Fruitvale Station, Creed e Black Panther per i Marvel Studios, I Peccatori (Sinners in originale) attinge direttamente all’immaginario, geografico, popolare e culturale (politico?) della popolazione coloured del Delta del Mississippi che, nel corso degli anni, ha assunto talmente tante forme differenti da essere diventato egli stesso un prodotto delle sue stesse leggende, tra cui quella, celeberrima, che vuole che proprio in un crocevia del Mississipi Robert Johnson vendette l'anima al diavolo per diventare il più grande chitarrista della storia.
Crederci o meno poco importa, blues, mito e folklore si amalgamano in un crescendo di tradizioni e leggende che trascendono la semplice cultura nera trasformandosi in tradizione americana, ed è attraverso tale immaginario che Coogler ne attualizza lo spirito più immaginifico sfruttando uno dei generi più tradizionali del cinema (bianco?) hollywoodiano: l’horror.
Un horror ad alto budget e di grande richiamo, girato su pellicola da 65mm, decisamente atipico per storia, personaggi e struttura, un personalissimo giochino che Coogler costruisce seguendo un doppio percorso, da una parte l’horror più classico e cinematografico e dall’altra una storia di fratellanza, di redenzione e di libertà (artistica?), anche dalle regole (leggi) imposte ai neri dai bianchi e/o dalla religione.
E sebbene si rifaccia (troppo?) esplicitamente ai topoi di molti horror/action già conosciuti, in primis Dal tramonto all’alba della coppia Rodriguez/Tarantino, di cui ripercorre (quasi) pedissequamente la struttura, ma anche un’altra pellicola molto meno conosciuta di Robert Rodriguez (The Faculty) così come è palese il debito di Coogler anche verso il grande John Carpenter (e il suo Vampires), dall’ambientazione e ai temi trattati, finalizzato al “metaforone” sul razzismo e sul "genocidio" degli afroamericani, si tratta effettivamente di una novità per il genere.
Grandioso, ambizioso e stravagante, ispirato al classico per poi “tradirne” i presupposti (si diverte comunque molto a giocare con le vecchie regole, tra aglio, paletti di legno e la necessità di “invitare” il mostro a entrare nella propria casa) e costruire invece qualcosa di nuovo (o quasi), dietro all’horror soprannaturale e al misticismo Coogler punta piuttosto ad enfatizzare il concetto di comunità e resistenza, con un occhio (o due) al misticismo e all'hoodoo, soprattutto verso la minaccia (bianca) rappresentata attraverso la metafora (ormai tropppo inflazionata?) del vampiro, che oltre al solito bisogno di sangue umano possiede questa volte anche un inaspettato interesse musicale.
Come in Black Panther, anche qui il “cattivo” si mostra persuasivo e, a tratti, accattivante, accenna, in quanto irlandese, di aver subito come gli afro-americani umiliazioni dalla classe (sociale) dominante e di quanto, in realtà, questa feroce guerra di classe non sia nuova e/o limitata soltanto ai neri mentre il vampirismo offre invece una (quasi) libertà a tutto questo, oltre alla capacità di reagire e vendicarsi (violentemente) dei propri oppressori.
L’intricata gamma di generi e idee del film, a volte anche in modo caotico ma comunque stimolante, si intrecciano in un modo estremamente americano, con il genere horror messo al servizio di una straziante rievocazione storica che si avvale anche delle dolentissime note di una colonna sonora firmata da Ludwig Göransson e mettendo in chiaro fin da subito la propria anima profondamente musicale, soprattutto in una scena che in cui il regista raccoglie la lunga storia della musica in una festa notturna dove le più diverse culture (musicali, ma non solo) e persone (di ogni angolo del mondo, o quasi) della storia musicale convergono e si mescolano tra loro, inconsapevoli (o forse no?) delle loro reciproche influenze.
Alla sapiente colonna sonora di Göransson si deve poi aggiungere anche la sontuosa fotografia di Autumn Durald Arkapaw e i costumi di Ruth Carter.
Tra i protagonisti del film, oltre all’immancabile Michael B. Jordan, presente in ogni pellicola di Coogler (anche in Black Panther - Wakanda Forever dove appariva in un cameo), compaiono anche Wunmi Mosaku, un'incantevole Hailee Steinfeld, Miles Caton, Delroy Lindo, Jack O'Connel, Li Jun Li, Omar Benson Miller, Jayme Lawson e Saul Williams.
VOTO: 6,5
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