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I peccatori

Regia di Ryan Coogler vedi scheda film

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La recensione su I peccatori

di supadany
7 stelle

Il male è un’entità diabolica, in grado di assumere svariate identità. Può provenire da una realtà perfettamente tangibile ogni giorno o essere associato a delle leggende tramandate con il terrore negli occhi e la voce strozzata, può scagliarsi contro tutti senza fare alcuna distinzione o scegliere con particolare/dannata attenzione le sue vittime. In aggiunta, non dorme mai e trascorre buona parte del suo tempo a fuggire da chi vorrebbe eliminarlo dalla faccia della Terra una volta per tutte. Infine, aspetta con spietata calma il momento opportuno per dichiararsi/palesarsi e a quel punto la sua furia prende il sopravvento, senza fermarsi di fronte a nulla pur di portare a compimento la sua annichilente missione.

Dodici anni dopo Prossima fermata Fruitvale Station, un brillante esordio che gli aveva consentito di passare direttamente a progetti di classe A in quel di Hollywood, Ryan Coogler torna a cimentarsi con un soggetto originale, personale in quanto fortemente concupito e completamente libero da vincoli invalicabili, almeno rispetto a quanto fatto nel frattempo (gli universi di Creed e di Black Panther). L’equazione è tutto fuorché perfetta, tra eccedenze discutibili ed equilibri precari/temporanei, tuttavia dispone di una forza d’urto e di una portata evocativacontagiose e furiose che, alla resa dei conti, fanno la differenza.

Mississippi, 1932. Dopo aver trascorso del tempo a Chicago, i gemelli Smoke e Stack (entrambi interpretati da Michael B. Jordan - Il diritto di opporsi, Creed) tornano a casa per aprire di sana pianta un locale destinato al divertimento della comunità locale dei neri.

Tra gli altri, arruolano Sammie (Miles Caton), un loro cugino che ha la musica nel sangue, e l’anziano/spigoloso Delta Slim (Delroy Lindo - Get Shorty, Il colpo), un musicista di sicuro affidamento, trovando poi altri sostegni, ad esempio con Annie (Wunmi MosakuHis house, Lovecraft Country), quello che era stato il grande amore di Smoke.

La serata inaugurale sembra procedere a gonfie vele, nonostante non manchino presenze fuori programma e poco gradite come quella di Mary (Hailee SteinfeldIl grinta, Bumblebee), ma l’arrivo di Remmick (Jack O’Connell ‘71, Il ribelle – Starred up) cambia drasticamente il programma di tutti i presenti.

Dovranno confrontarsi con un pericolo più grande di qualsiasi loro infausta immaginazione, nonostante la resilienza maturata all’interno di una società che li maltratta, attendendo un’alba che sembra non arrivare mai.

 

 

Michael B. Jordan

I peccatori (2025): Michael B. Jordan

 

 

Forte di un budget che si aggira intorno ai 90 milioni, I peccatori è un film corposo e sensuale, orgogliosamente estraneo alle regole predominanti, anche quelle ascrivibili al semplice/abusato buon senso, che suggerirebbero di non esagerare, di restare con i piedi per terra. Dunque, cambia vestito con estrema disinvoltura, scegliendo dapprima di costituire/configurare un contesto ampio e sfaccettato, per poi compiere una giravolta (che sopraggiungerebbe assolutamente inattesa non fosse che il genere a cui il film viene principalmente associato è l’horror), risolvendosi peraltro in più finali (belli o brutti, appropriati o meno che siano, è evidente che la bussola abbia riscontrato qualche problema), senza scordarsi della fotografia multiuso richiesta al volonteroso/dinamico Autumn Durald Arkapaw (The last showgirl, Loki).

Fatta questa complessiva premessa, Ryan Coogler sfrutta un’autonomia acquisita sul campo per non omologarsi (scelta che ormai fanno in pochi), mostrando tante capacità e altrettante ambizioni. Tesse una trama articolata tra più soggetti, legami e questioni variabili, prendendosi tanto tempo (probabilmente, un po’ troppo sul totale) creando una vigile attesa, tra accenni (ad esempio, i campi di cotone) e descrizioni particolarmente aderenti/riuscite (gli basta davvero poco per rendere vivi/amabili i suoi abitanti), per poi addentrarsi in tutt’altro (il principale modello che viene in mente è inevitabilmente Dal Tramonto all’alba), con regole immortali, anelli di congiunzione e variazioni sul tema che, in buona sostanza, portano tanto fieno in cascina.

Tra magnifiche presenze, che possono essere palpitanti così come raggelanti, personaggi che entrano nel cuore e altri che risultano disturbanti, il respiro si modifica/amplia e l’elemento trainante diviene rintracciabile nella musica, che dapprima libera la mente e il corpo dai soprusi per poi scatenare l’inferno, con una manciata di acme che scardinano qualsiasi forma di protezione preventiva, scenario compreso (cosa che negli ultimi anni è avvenuta solo con il bistrattato Babylon), con conseguente encomio attribuibile al notevole/maniacale/permeabile/competitivo lavoro configurato/attuato da Ludwig Goransson (Oppenheimer, The Mandalorian).

Per ultimo, il cast risponde prontamente alle sollecitazioni ricevute. Michael B. Jordan riesce a definire/distinguere due personaggi al prezzo di uno, Delroy Lindo trasmette una mole incredibile di esperienza in ogni singola esternazione, Hailee Steinfeld si emancipa con maturità da tutto quanto fatto fin qui e Jack O’Connell mette realmente i brividi, senza dimenticare chi riesce a farsi notare in poche scene, come avviene nel caso di Wunmi Mosaku e di Omar Benson Miller.

 

 

Michael B. Jordan

I peccatori (2025): Michael B. Jordan

 

 

Alla fine, I peccatori è una pellicola polifonica e impetuosa, tanto calorosa quanto ferale, che tra tentazioni e prigioni eterne viene da lontano per arrivare vicino a noi. Dispone di parecchie/succulente portate e di molteplici affinità elettive, tra ferite profonde e una strenua volontà di affrancarsi, arrivando anche a volare altissimo senza avere la benché minima paura di schiantarsi contro un muro, anche se a volte arriva a un passo dal combinare un disastro. Un cinema sorprendente ed espanso, d’autore e commerciale allo stesso tempo (su piedistalli decisamente più elevati, vedi Quentin Tarantino e Christopher Nolan), che marca il territorio con una vibrante energia, per poi far saltare il banco con collisioni inevitabili, animato da un fuoco sacro ormai rarissimo da trovare in circolazione.

Sostanzioso e composito, ipnotico e spugnoso, con delle pecche che non rinnega e un peso specifico fuori dal comune.

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