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L'eclisse

Regia di Michelangelo Antonioni vedi scheda film

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La recensione su L'eclisse

di DrFloyd
8 stelle

" Finchè ci siamo amati, certo ci si capiva. Non c'era niente da capire".
Opera straordinariamente capace di comunicare l’incomunicabilità.
Ossimoro già superbamente affrontato dal maestro nelle sue opere precedenti, ma in questa pellicola più felicemente che mai, e dal punto di vista formale, e da quello contenutistico.
Già le prime sequenze sono assai esplicative, con la camera che riprende i due amanti nel punto cruciale della loro immissione del prefisso ex nel loro rapporto.
Quanta tensione, quanto difficile separarsi, forse senza essere mai stati uniti.
Un po’ di sovraesposizione del caos delle transazioni finanziarie allo sguardo dello spettatore nella parte relativa alla Borsa.
Antonioni vuol probabilmente fornire un particolare dell'Italia del favoloso boom, in cui lo sviluppo economico rendeva così accessibile la partecipazione a quei “giochi” da parte di chiunque, persino di signore di mezza età, fino a qualche anno prima pensabili solo dietro ai fornelli o intente a fare l'uncinetto.
Può inoltre voler dimostrare (più Antonionianamente) quanto assurdo fosse il mercato finanziario, quali regole (ignote persino ai suoi gestori) caotiche lo governasserro, come i numeri, quelle cifre dei tabelloni mosse da fili invisibili, rendessero schiavi gli uomini, tanto che un rialzo o un ribasso degli indici poteva determinare le fortune o le disgrazie di chi si lasciava coinvolgere ( "Coinvolgere da cosa?" chiederà la Vitti a Delon) da quelle speculazioni.
Ma poi il film riprende nettamente quota, si ritorna all’analisi del vuoto in una nuova relazione in fieri, che nasce e muore di continuo, che si sviluppa attraverso lunghi silenzi, attraverso quegli interminabili “Non so” ossessivamente ripetuti da Vittoria, in quell'incessante attrarsi e respingersi di corpi e menti che culmina nell'abbraccio finale, davanti alla porta, dei due protagonisti, i cui volti sgomenti esprimono la premonizione che sia l'ultima tangenza tra loro.
Un finale che lascia un segno molto visibile, un marchio a fuoco: il luogo dei loro incontri spoglio, deserto, una serie di volti anonimi, lo stormire delle foglie e il frusciare dell'acqua giustapposti a figure umane distanti, assenti, smarrite, uomini vuoti, uomini impagliati.
E quel lampione che si illumina pochi attimi prima che sopraggiunga la parola fine a portare di nuovo il buio.
E non più luce, non più parole. Eclisse totale.

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