Espandi menu
cerca
In linea con l'assassino

Regia di Joel Schumacher vedi scheda film

Recensioni

L'autore

Enrique

Enrique

Iscritto dal 4 febbraio 2012 Vai al suo profilo
  • Seguaci 66
  • Post 3
  • Recensioni 659
  • Playlist 5
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su In linea con l'assassino

di Enrique
7 stelle

Siamo all’interno della NY bene (Manhattan) dove, ancora nei primi anni del III Millennio, pare che resistano le ultime vestigia di una rivoluzione tecnologica relativamente recente (il telefono a fili) che in pochi decenni ha conquistato il mondo ed in ancor meno tempo si è evoluta nella sua dimensione wireless che le ha permesso di espandersi oltre ogni misura.

Una transizione quasi epocale che, appena prima che venga portata definitivamente a compimento, si presta ad un’ ultima degna rappresentazione (nata) sul grande schermo; una sorta di canto del cigno della cabina telefonica (anche se, detto così, fa un po’ ridere; una risata beffarda, peraltro, se si pensa al modo in cui viene orchestrato il requiem ed al tipo di lustro che le viene tributato).

 

In tale contesto si inserisce un thriller (moderatamente avvincente) come un altro (il primo a cui pensare, ad es., più che altro per il genere, è il coevo, ma meno riuscito, Liberty Stands Still), anche se, nel caso di specie, non mancano taluni siparietti buoni ad estorcere qualche sorriso (su tutti quelli del “sindacato del tanga”); sottogenere terrorismo-psicologico (ossessivo-maniacale) via cavo, in uno con il sottogenere del sequestro di persona con annesso, canonico ruolo di primo piano delle Forze di Polizia (nella persona più esposta in questi casi, ovvero il negoziatore), mentre stavolta i media non giocano alcun ruolo. Poche manciate di protagonisti, di cui uno mai così vivisezionato da mille riprese ed inquadrature (che pure gli lasciano un certa libertà d’azione, nei limiti del consentito da un box 60x60 cm circa) ed un altro, invece (il moralizzatore, che ci propina la morale del film), lasciato solo all’immaginazione (nella versione italiana io avrei optato per un doppiatore con sfumature vocali più inquietanti, alla Pedicini per intenderci), ciò che dovrebbe contribuire ad ingenerare quel senso di assedio psicologico di cui la pellicola si vuole permeare.

 

La verità è che la storia è parecchio semplice e prevedibile (nell’esito di una redenzione coartata che mette parzialmente in buona luce entrambi, vittima e carnefice) e ciò difficilmente potrà essere messo in discussione anche dallo spettatore più accomodante; d’altro canto, preso come mero esercizio di intrattenimento (marcopolo30), il film, anche grazie alla breve durata (mai stata così azzeccata) non ruba tempo ad attività più importanti e si lascia guardare.

A livello di interpreti, C.Farrel si conferma discontinuo; parte bene (da cinico), ma poi peggiora (quando si deve trastullare senza convinzione nel suo antro), per poi (man mano che la situazione degenera) recuperare terreno e suscitare pure un briciolo di empatia (per di più veste italiano – ci ripete 3/4 volte il copione – quindi alla fine non può non piacere).

 

Chi invece non deve faticare molto per catturare il rispetto del pubblico (ciò che porta ulteriore acqua al mulino del film) è certamente il capitano Ramey / F.Whitaker, che si vede costretto a coniugare un certo grado di astuzia con l’umiltà di chi non ha bisogno di avere puntato addosso il mirino di un fucile per confessare, ad uno sconosciuto (ma anche sulla rete nazionale), le proprie confidenze (ma per una buona causa questo ed altro).

 

Finale sospeso per un sequel potenziale che chissà se si farà mai (scandoniano).

 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati