Espandi menu
cerca
Baran

Regia di Majid Majidi vedi scheda film

Recensioni

L'autore

David Cronenberg

David Cronenberg

Iscritto dal 23 ottobre 2003 Vai al suo profilo
  • Seguaci -
  • Post -
  • Recensioni 201
  • Playlist 1
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Baran

di David Cronenberg
8 stelle

Lateef è un adolescente iraniano che si occupa delle faccende culinarie in un grande cantiere edile di una città iraniana, per conto di Memar. Ma quando un operaio afgano, che lavorava lì illegalmente come tutti gli altri afgani, si infortuna, sarà sostituito da Memar con il figlio dello stesso, che prenderà il posto di lavoro di Lateef, visto che come operaio si era rivelato inetto. Lateef, dopo qualche piccola vendetta nei confronti di Rahmat, figlio dell’acciaccato operaio che gli aveva depredato il lavoro più facile, scoprirà che Rahmat non è proprio quello che credeva essere, ovvero anziché un maschio è una femmina, che si veste come un maschio per poter lavorare e guadagnare quindi qualcosa per la sua mesta famiglia. Lateef s’innamorerà così dal primo sguardo, di Baran.
Questo film iraniano, pluripremiato in vari festival cinematografici, Toronto su tutti, e selezionato come miglior film iraniano per competere agli Oscar 2002, ha molto da dire, in primo luogo sulla vita in Iran, che appare sempre più intromissiva e iconoclasta, esistenza diseredata paragonata dal regista ad un bidone che sprigiona fuoco o ad uno scheletro di edificio in costruzione, e in secondo luogo ci mostra l’impalpabilità della sessualità in Iran, che appare quasi pura, incontaminata dalla frenesia occidentale, ma condizionata dalla religione orientale. Majid Majidi, con un opera dai toni rosei e sempre cadenzata al passo dell’immobilità, fa di “Baran” un quadro toccante, intenso, che non può far altro che farci riflettere, su quanto siamo inutili, rinchiusi in un essenza manieristica. Tutto è velato, e l’orrore psicologico che ci viene mostrato per novanta minuti, appare quasi piacevole, forse perché Majidi, come Kiarostami, ha il grande potere di saper provocare, e nel finale di “Baran” ce ne dà la conferma, esibendoci Baran, un ragazzina di dieci anni, che per la prima volta compie la sua vita, calandosi il burka sul viso, e Lateef, un ragazzo di quindici anni, che riconquista la sua ripudiata esistenza, osservando l’impronta lasciata dalla sua amata, Baran, scomparire sotto un acquazzone improvviso e senza speranza.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati