Regia di Steven Spielberg vedi scheda film
Il grande cult di Steven Spielberg, film tanto amato da tutta la generazione di bambini nati negli anni 90’, possiede un grande valore culturale.
Ancora una volta il fanciullino pascoliano, ingenuo e che non teme il diverso, si prende cura di un piccolo extraterrestre, un alieno, che è fuori dalla nostra abituale conoscenza. E.T, entra nel mondo di questi piccoli bambini, assumendo grande capacità comunicativa, imparando a parlare adattandosi alle novità di questa terra. Utilizza le sue capacità aliene per far del bene, e l’egocentrismo tipico dei bambini che quando ottengono qualcosa di nuovo lo vogliono tutto per loro, svanisce. Anzi, i tre fratelli, in particolare Elliot con cui E.T ha una grande relazione empatica e affettiva, desiderano il bene di un alieno e lo assecondano nel suo tentativo di tornare a casa. Chi sa di non appartenere a questo mondo non vuole fare altro che tornare a casa.
Ancora una volta il mondo dei bambini supera l’ingegno degli adulti, il quale si basa esclusivamente su protocolli riconosciuti dalla società in cui l’importanza è attribuita solo al primeggiare gli altri nel campo della conoscenza.
Ecco un’altra antitesi importante: i bambini trattano E.T come un membro della famiglia, da educare e da proteggere e si servono di semplici strumenti come biciclette, lenzuola, smarties e armadi dei giochi; mentre dall’altra parte la tuta da astronauta inigigantisce la grandezza dell’adulto che fallisce per presunzione.
Credere all’impossibile e volare per superare le avversità è un potere appartenente all’infanzia e all’adolescenza, momenti che poi diventano alieni e irriconoscibili nella natura di tutti gli adulti.
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