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Aliens. Scontro finale

Regia di James Cameron vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Aliens. Scontro finale

di Spielbergman
10 stelle

Poverini i sequel dei film di successo, sempre trattati male sia dalla critica, sia dagli spettatori, sia dai produttori (!). dopo tante attese causate da un ottimo “primo episodio”, capita spesso di trovarsi davanti ad un pastrocchio assoluto. Per quanto riguarda i film di Hollywood questo è più che normale, è la routine. Però poi ci sono eccezioni, nella storia del cinema, che valgono un’infinità. “Aliens” è una di quelle eccezioni, anzi, è l’ECCEZIONE. Prima di tutto, si deve dire che “Aliens”è diretto da uno dei più grandi registi di film d’intrattenimento hollywoodiani. James Cameron in vent’anni ha fatto una decina di film, tutti (falsamente) di genere e tutti conosciuti: “Terminator”, “Titanic”, “Aliens”. Ed è uno che quando decide di dover appassionare il pubblico e di dovergli donare un film soddisfacente, non cerca scappatoie. Lo fa. “Aliens” è il film d’intrattenimento perfetto. La sceneggiatura è esemplare: incipit sconvolgente e quasi grottesco, struttura del film completamente diversa da quella di “Alien” (il film di Scott era un horror metafisico, questo è un epico racconto di guerra), elemento umano che tocca i nervi e costringe a seguire il succedersi degli eventi con cuore palpitante. Ma soprattutto, quel genio di Cameron non manca di intessere una trama di pura adrenalina, che non si conclude prima di aver conquistato e fatto morire d’infarto qualche spettatore. Quando finirà “Aliens”, vi sentirete appena usciti da una sauna di due ore e mezzo. E questo penso che sia esplicativo. Poi veniamo al lato più affascinante. “Aliens” è superiore al primo film anche dal punto di vista filosofico: se infatti il primo ammiccava a “2001: Odissea nello Spazio” e alle sue tematiche, macchiandole del nero che caratterizza l’horror e il thriller, qui Cameron scava molto più a fondo continuando quel discorso. Finalmente la nostra eroina, Ripley, arriva alla tana degli alieni con una squadra di militari, dove nascono gli alieni. Ma qui trova una bambina scampata dalla morte dei suoi familiari, e decide di prenderla con sé. Stavolta la “mother” è lei. E deve farcela, ad ogni costo. In questo “Aliens” è ottimista: presenta il riscatto dell’essere umano rispetto alle macchine che per poco non l’avevano distrutto. Ed è proprio l’elemento umano la chiave di lettura del film e quello che riesce a condurre ancora una volta, nella saga, il cinema di genere sui binari dell’autorialità. E finalmente nella saga si concretizza il pericolo dato dall’alieno: solo quando comprendiamo di essere circondati da un’intera nazione di queste “bestie” il cui obbiettivo è sterminare tutto ciò che hanno davanti, come i banditi che arrivano nella dead city del west per fare bottino, ci rendiamo conto di cosa vuol dire “lotta per la sopravvivenza”. Questa volta è guerra. Questa volta due specie lottano veramente all’ultimo sangue. C’è di mezzo una piccola vita, e questo per il cinema americano è il massimo delle spinte narrative che ci possa essere. Poche volte, in un film, mi è capitato di comprendere tanto bene la frase “guerra”. Altro che “Alien vs Predator”. Il “vero” “Alien vs Predator”, reo di voler essere “una straordinaria storia di lotta per la sopravvivenza” è questo, ed è stato fatto vent’anni fa. Dannazione, Cameron, torna subito. Di Peter Jackson, Ridley Scott e Spielberg non ne possiamo più: pur essendo grandi quanto Cameron, non avranno mai (o mai più) quel “la” che contraddistingue ogni film di questo maestro. 

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