Regia di Mike Leigh vedi scheda film
Mike Leigh, uno dei migliori registi della Gran Bretagna arrabbiata degli anni ottanta e novanta, ha di molto rarefatto le sue uscite cinematografiche. "Scomode Verità" è soltanto il suo terzo film negli ultimi quindici anni e il primo che vedo dopo l'ottimo "Another Year", del 2010. Leigh torna a Londra, ai giorni nostri, e pedina una famiglia di colore, madre, padre e figlio, medio borghese, dominata, purtroppo, dalla depressione (con sindrome maniacale) della donna, che tutto travolge e tutto spegne, distrugge, compresa la prima ora del film. Il personaggio di Pansy è così sgradevole, sopra le righe, irritante, che non si capisce perché, oltre a dissanguare qualunque persona le si avvicini, debba avere lo stesso effetto su noi spettatori. E difficilissimo, (io ho voluto tener duro), resistere ai suoi isterismi, per quanto indotti da una malattia mentale, senza aver voglia di smettere la visione. Marito e figlio vengono, di conseguenza, travolti, mentre la sorella prova a capire il malessere di Pansy. L'ultima mezz'ora mostra in filigrana il grande umanesimo del Cinema di Leigh, ma non è sufficiente. L'opera, per quanto solida, gira a vuoto, al netto della bravura degli attori e si arriva alla fine esausti e perplessi. Non il miglior Leigh, per usare un eufemismo. Peccato.
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