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Uzak

Regia di Nuri Bilge Ceylan vedi scheda film

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La recensione su Uzak

di Peppe Comune
8 stelle

Mahmut (Mazaffer Özdemir) è un quarantenne intristito dall'abbandono della moglie. Il suo sogno sarebbe stato quello di girare un film "alla Tarkovskij" ma deve accontentarsi di semplici servizi fotografici. Yusuf (Emin Toprak) è il cugino che viene a stare un po da lui dopo che la fabbrica in cui lavorava ha improvvisamente chiuso i battenti. In una Istanbul innevata e straordinariamente spogliata di ogni orpello oleografico, Mahmut e Yusuf si muovono per cercare di riappropriarsi di un posto in quella storia che sembra averli ricacciati indietro al punto di partenza. Con poca voglia per la verità, come se una perenne apatia si fosse impossessata di loro impedendogli di capire e di capirsi e che li trasportasse come agenti passivi nel ventre molle dell'indifferenza globalizzata.

"Uzak" significa lontananza ed in effetti le vicende fondamentali del film sono quelle che non ci vengono mostrate, quelle che accadono in un altro tempo, quelle che ci danno il senso della comune incapacità di gestire nel presente gli effetti di un malessere prodotto nel passato. Mahmut è già stato lasciato dalla moglie ed ha abbandonato le sue ambizioni intellettuali mentre Yusuf ha già perso il lavoro e lasciato il paese per cercare fortuna nella metropoli. Tutto è già successo quando Ceylan si attacca alla vita di questi due cugini così socialmente diversi, quando attraverso i più piccoli particolari che connotano la loro quotidiana esistenza evidenzia l'insignificante percorso intrapreso dalle loro vite, le comuni difficoltà relazionali, l'estranietà da un presente che non sembra concedergli molte speranze. Vivono nella stessa casa ma comunicano pochissimo, sono cugini ma si comportano come degli estranei. La lontananza emotiva acuisce l'incomunicabilità tra di loro che poi finisce per diventare uno strumento di difesa che ognuno usa per non scoprire del tutto le proprie carte, per non correre il rischio di finire senza vie d'uscita (come probabilmente alludono le trappole per topi disseminate nell'appartamento di Mahmut). Avvicinarsi troppo potrebbe significare aumentare per riflesso la portata del proprio fallimento. Lontano è anche un paese come la Turchia il cui passato glorioso gli ha consegnato un presente perennemente in bilico tra l'innata identità islamica e la voglia di concedersi all'occidente. Un paese che coinvolge in uno stesso immobilismo uomini tra di loro assai diversi. Bel film di un'autore da tenere d'occhio, ostico e interessante insieme.

 

 

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