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Eden

Regia di Ron Howard vedi scheda film

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La recensione su Eden

di YellowBastard
6 stelle

Il cinema di Ron Howard (Splash - Una sirena a Manhattan, Cocoon – L’energia dell’universo, Willow, Apollo 13, A Beautiful Mind, Rush) è spesso segnato dall’ottimismo (o dalla retorica?) e sono poche le pellicole che non rispettano questo indirizzo (The Missing, ad esempio).

Eden è sicuramente, tra le sue opere più anomale e cupe, una di queste.

Non una tra quelle più riuscite eppure, in un qualche modo, comunque interessante e, in parte, intrigante.

 

Com'è Eden, il survival movie sociale di Ron Howard Con Jude Law | GQ Italia

 

Film di apertura del Torino Film Festival e già presentato, in anteprima, al TIFF (dove è stato insignito con la Stella della Mole), il ventottesimo lungometraggio del regista premio Oscar è un film particolarmente ambizioso ma anche incostante, forse perché sintesi di ben due biografie scritte da due delle sopravvissute alla vicenda dell’isola di  Floreana, nelle Galapagos, in cui ognuna accusava l'altra (ovviamente) di essere la responsabile dei conflitti che degenerarono poi nell’omicidio.

 

Una storia che ronzava nella mente del regista da circa quindici anni e che la pandemia e le conseguenti restrizioni lo ha alla fine convinto a realizzare, visti anche i parallelismi tra la nostra società e quella a cavallo tra gli anni ’30 e ’40 (problemi economici, epidemie, gli spettri della guerra, una società al collasso e la necessità, quindi, di una via di fuga), tornando a raccontare una storia vera, ambientata nel passato ma che dialoga con il presente. 

Un’incredibile vicenda di comportamentismo nel cui l’ambiente finisce per portare allo scoperto la natura prevaricatrice dell’uomo, con le piccole angherie tra pochi per il controllo delle risorse che diventa prodromo dei più grandi e devastanti conflitti dell’essere umano, un microcosmo rappresentativo di uno molto più grande. A dimostrazione di come l'indole umana non sia poi così cambiata molto nell’ultimo secolo.

 

Illuminata dalla fotografia desaturizzata di Mathias Herndl e accentuate dalla colonna sonora di Hans Zimmer, le varie tensioni, le menzogne, le scorrettezze e la manipolazione come anche le sopraffazioni sono le sole costanti di un thriller di sopravvivenza in cui la sceneggiatura, ad opera dello stesso regista in collaborazione con Noah Pink, sottolinea tutte le bassezze di cui l’essere umano è capace pur di ottenere ciò che vuole, spesso e soprattutto a spese degli altri.

 

Eden. | UCI Cinemas

 

Howard in questo può contare su un ottimo cast a partire dal protagonista Jude Law, la cui aura, affascinante e carismatica all’inizio, lascia presto il posto a una figura patetica, macchiettistica e odiosa. Quanto alla splendida Ana de Armas si cala magnificamente in un ruolo costruito apposta per lei, quella di una vamp seducente e libertina, manipolatrice e priva di scrupoli ma con una fiducia in se stessa molto più flebile di quanto invece non appaia.

Stupisce invece come Vanessa Kirby, figura quasi shakespeariana e sorta di Lady Macbeth lentamente consumata delle proprie ferite interiori, venga quasi del tutto sprecata da una sceneggiatura che non le regala abbastanza spazio, mentre anche lo stesso Daniel Brühl viene spesso lasciato sullo sfondo.

Paradossalmente quella che alla fine riesce a prendere la scena è la nuova “bomba sexy” del cinema americano Sydney Sweeney, artisticamente imbruttita nella mogliettina ingenua e indifesa (?!) ma capace, comunque, di rispondere alle sopraffazioni, seppure in maniera subdola e/o indiretta.

 

Peccato di come sappiamo così poco di cosa abbia spinto queste persone a lasciare la civiltà (!) per tentare di “rinascere” nell’impossibilità di un’isola priva di qualsiasi cosa, il film sembra non curarsene troppo, privilegiando piuttosto il perverso meccanismo del gioco al massacro privando però allo spettatore di provare qualsiasi forma di empatia per i suoi protagonisti.

Anche per questo Eden è un film irrisolto, stilisticamente spiazzante ma che riesce comunque a stimolare certe riflessioni critiche su certe argomentazioni che animano (pericolosamente?) il nostro mondo (Possiamo davvero costruire un mondo perfetto se non riusciamo nemmeno ad accettarci tra noi? Possiamo davvero ripartire da zero, sfuggire da noi stessi e da ciò che siamo? O stiamo soltanto ingannando noi stessi?).

Nel nostro immaginario sempre più pre-impostato e pre-ordinato, deve pur contare qualcosa.

 

Eden, film: trama, cast, recensione, storia vera | Style

 

VOTO: 6

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