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City of God

Regia di Fernando Meirelles vedi scheda film

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La recensione su City of God

di chinaski
8 stelle

Nella città di Dio sembra che il padrone di casa si sia dimenticato dei suoi abitanti. La storia ripercorre l' evolversi della criminalità giovanile all' interno della favela, dal suo inizio negli anni '60 fino alla sua completa maturazione a cavallo degli anni '70. Quelli che vediamo sono ragazzi di strada. Quello che vediamo è uno spettacolo violento, adrenalinico, puro nella sua efferratezza. Adolescenti che uccidono bambini, bambini che uccidono adulti, fiumi di cocaina, una marea di canne, pistole come fossero giocattoli. Ed è infatti un gioco mortale quello a cui partecipano tutti questi ragazzi. Per loro non c'è una morale, un codice d' onore. Non ci sono delle leggi. Il loro è un gioco anarchico dove il più forte o il più furbo vince. E soprattutto dove nessuno dura. La vita è un qualcosa che non vale niente. La loro non è infatti vita. E' sopravvivenza.
Il regista ci immerge con un ritmo sfrenato e un montaggio sincopato all' interno della vicenda. Il racconto è destrutturato alla maniera di Tarantino, ma con più sfrontatezza e rapidità. Infatti sono molteplici le storie che si vanno ad incrociare, come molteplici sono i punti di vista che spiegano una o più vicende. La storia si frantuma, il tempo si ferma, si torna nel passato per poi riagganciarsi al presente. Non tanto è cambiato nell' arco di un ventennio. Forse i ragazzi che nascono, muoiono e non crescono sono sempre gli stessi. Per loro non esiste un qualcosa che per noi è il futuro. Il loro è un presente pieno e vitale, atroce, bestiale, il loro è un mondo carico di imprevisti, contraddizioni, morte.
Si potrebbe criticare, forse, l' estrema spettacolarizzazione dell' intera storia, soprattutto nel modo di girare, un modo che avvolge lo spettatore, che lo fa entrare in maniera vorticosa all' interno di queste vite disperate. Ci sono momenti forti, ci sono momenti che fanno riflettere, che fanno soffrire, che ti fanno chiedere se veramente possa esistere un mondo così lontano dalle nostre vite, dalla nostra sicurezza, dal nostro benessere. Spettacolo e denuncia cercano di amalgamarsi all' interno del film, cercano un modo per dar vita a qualcosa che non sia solamente nè l' uno e nè l' altro.
Nella luce ocra della favela la vita e la morte si rincorrono selvaggiamente, urlando, drogandosi, cercando di amare e soprattutto cercando un qualcosa di diverso, cercando una via di uscita.
Ma quello che era un purgatorio diventò l' inferno.
E gli uomini lo chiamarono
La città di Dio.

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