Regia di Ivano De Matteo vedi scheda film
Sofia (Francesconi, la migliore nel mazzo) è una diciassettenne orfana di madre e figlia di papà (solita casa romana faraonica: i produttori dovrebbero domandarsi perché poi i giovani vedono in massa Mare fuori e disertano le sale cinematografiche) che non sopporta la compagna del padre (Thony). Così - nella sua noia esistenziale - non trova di meglio da fare che accoltellarla a morte. Il padre (Accorsi) cosa fa? Va a dare una ripulita alla macchina in un autolavaggio e se la prende col volante (sic). La ragazzina finisce in quell'Eden che è il carcere minorile di Casal del marmo. Dapprima il padre non vuole saperne più di lei; ma - dopo avere appreso che sta per diventare nonno (Matarazzo, scansati!) - ci ripensa.
Il regista Ivano De Matteo - che ha scritto il copione con la compagna Valentina Ferlan - ha il merito di indurre sempre lo spettatore a interrogarsi su dilemmi morali. Alcune volte (I nostri ragazzi, Gli equilibristi, Mia) ci riesce egregiamente; altre (La bella gente) fa clamorosamente cilecca. Con Una figlia il materiale narrativo procede per accumulo, con un approccio eccessivamente schematico (con i poliziotti ridotti a macchiette, nemmeno fossero usciti tutti da Bolzaneto: ma guarda cosa mi tocca scrivere, persino a difesa di questi…) che confluisce in un finale tanto didascalico quanto pilatesco. A dispetto di ciò, il film ha ritmo e si fa seguire, ma pecca nel cercare continuamente la scena madre, la drammatizzazione iperbolica, lo scatto tragico, l'urlo isterico. Del quale, peraltro, Stefano Accorsi - ancora una volta identico a tante altre sue interpretazioni - è maestro indiscusso.
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