Regia di Mel Gibson vedi scheda film
Con Flight Risk - Terrore ad alta quota, Mel Gibson torna alla regia dalla quale mancava dal 2016 e da La battaglia di Hacksaw Ridge con un thriller d'azione votato all'intrattenimento puro e semplice che ha riscontrato un responso non propriamente benevolo da parte della critica americana (ma questo potrebbe essere anche per motivazioni che esulano dall’aspetto cinematografico dell’opera).
Eppure, al netto di una sceneggiatura estremamente semplificata (anche stupida?), scritta dall'esordiente Jared Rosenberg e meritevole (!?) di essere stato nella Black List dei migliori script non ancora prodotti del 2020 (scelta, a mio modesto avviso, piuttosto opinabile ma, vabbè, chi ci crede ancora nella Black List di Hollywood, a parte i produttori di Hollywood?) ma che, forse proprio per questo, capace comunque di funzionare soprattutto grazie al suo spirito da B-Movie e per il respiro volutamente autoironico (parodistico?) dell’intera operazione, legato a un cinema ormai fuori moda e molto, troppo anni’90 e da un regista che “quel” cinema lo sa fare meglio di tanti altri.
L’idea, infatti, è quella di riproporre la formula di certi thriller ad alta quota tipici di quel periodo (Con Air, Air Force One, Turbulence, Passenger 57 ma anche tanto cinema di Stallone, da Clifthunger a Daylight) ma ripensato (molto) in piccolo, limitando al minimo le spese a partire proprio dalle location (principalmente una) e, in secondo luogo, dagli stessi attori (praticamente tre).
Sicuramente la strada che ha portato Gibson ad accettare un progetto come questo non è dettata da esigenze artistiche quanto da bisogni "alimentari" e dai problemi che sta attraversando attualmente, dai problemi personali con l’alcolismo al messo ai margini per le sue idee politiche e non particolarmente in linea con il mainstream di Hollywood ma riesce comunque a realizzare un film d’ufficio con la giusta scaltrezza, non solo dalla lunghezza limitata a novanta minuti (il minutaggio ideale per modulare la tensione senza eccedere in sovraesposizioni) ma anche da un'asciuttezza incisiva che però sacrifica (volontariamente?) la verosimiglianza per un maggior approccio ludico.
La dinamica della sopravvivenza non riguarda soltanto lo scontro a bordo con il killer ma anche come far volare e, soprattutto, far atterrare il Cessna con la maggior sicurezza possibile, viene gestita piuttosto bene e tenuto insieme dai personaggi (interpretati da Michelle Dockery, Mark Wahlberg, Topher Grace), anche a partire da un villain quasi caricaturale, da fumetto, e da svolte anche telefonate (in più di un senso) oltre che da un finale che non rinuncia, comunque, a una certa spettacolarità, volutamente esagerata.
VOTO: 5,5
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