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Lucía y el sexo

Regia di Julio Medem vedi scheda film

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La recensione su Lucía y el sexo

di speedy34
6 stelle

Un faro sulla punta estrema dell’isola di Formentera. Vicino al bordo della scogliera un gran buco di circa due metri scavato nella roccia. Ed una donna, Lucia, che vi casca dentro(inconsapevolmente o no?) così inabissandosi nei dolori di una vita e nell’ignoto e seducente futuro di un orizzonte sconosciuto. E’ intorno a loro (sopra e sotto) che il regista spagnolo Julio Medem (“Gli amanti del circolo polare”) costruisce il suo nuovo film “Lucia y el sexo”, storia di realtà e finzioni, di personaggi letterari e di concrete vite umane, di destini incastrati alla “Almodovar” e sviluppi narrativi onirici ed affascinanti. “Mi è sempre piaciuto chi sa raccontare la vita a modo suo” confessa uno dei protagonisti del film e Medem è allora uno di questi sensibili e personalissimi cantori delle esperienze umane: nel costruire la sua storia come un intrigante rompicapo (esili tracce: Lucia, quando viene a scoprire della scomparsa del suo fidanzato, uno scrittore con il quale viveva da sei anni, si rifugia sull’isola di Formentera dove scopre gli aspetti più oscuri del suo passato di coppia come se fossero i passi proibiti di un romanzo che adesso l’autore, grazie alla lontananza, le permettesse di leggere) Medem ci affascina, ci seduce, ci confonde e ci lascia infine perplessi dinanzi ad un racconto di vita così sfaccettato ed ambiguamente oscuro. “Libero” solo come il cinema o la letteratura possono a volte ridurre un autore, Julio Medem muove in un ordinato caos personaggi e le più naturali pulsioni ed emozioni umane in un groviglio di sesso, amore, bugie, tradimenti, sospetti, morte e resurrezione che non necessita di nessuna chiarificazione ma semplicemente di un naturale adattamento ai moti e mari mossi delle nostre coscienze. E se personaggi come Lucia (una generosa Paz Vega), Lorenzo (Tristan Ulloa, lo scrittore in “felliniana” crisi creativa) grazie alla luce rivelatrice ed accecante del direttore della fotografia Kiko de la Rica riescono con prepotente forza ad emergere sulla piattezza e normalità di esistenze che scorrono quotidianamente nell’anonimato, in qualche modo ci si illude nello sperare che identica potente luce e simili intriganti e complessi intrecci di passato, presente e futuro possano condurci a quei buchi neri da dove ricominciare o cambiare direzione alle nostre storie di vita e d’amore.

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