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The Hunted - La preda

Regia di William Friedkin vedi scheda film

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Dom Cobb

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Hunted - La preda

di Dom Cobb
8 stelle

Dio disse ad Abramo: "Sacrificami tuo figlio". "Ma che stai scherzando? - rispose Abramo - "Dove?" - "Sulla Highway 61". Citando Bob Dylan (Highway 61 Rivisited) William Friedkin da avvio ad un film cupissimo come le tenebre, nerissimo come la pece. Friedkin non perde assolutamente tempo con gli orpelli: il prologo all'interno del villaggio serbo è un'autentica visione infernale per crudezza (e verosomiglianza) delle immagini dei massacri dei civili e l'intervento "ufficioso" dell'esercito statunitense nell'eliminazione delle pedine scomode. Ma tutto il film, che, a grandi linee, è impostato su un mortale inseguimento tra Tommy Lee Jones (il maestro) e Benicio Del Toro (l'allievo), è costruito su di un ritmo inquieto e nervoso, che ha il merito di mantenere costante una certa tensione di fondo. Non ci sono vincitori e vinti nel film (un po', forse, come in quasi tutti i film di Friedkin), ma solo perdenti vivi e perdenti morti: non è mai stato tempo di eroi ed ognuno sconta i propri sensi di colpa come riesce. T. Lee Jones è LT Bonham, un istruttore (civile) dell'esercito, specializzato nel corpo a corpo e nell'uso dei coltelli. Istruisce i soldati ad essere dei perfetti killer rapidi e silenziosi. Anche se ora è una guardia forestale tra i boschi della British Columbia, il passato ritorna a bussare alla sua porta quando verrà richiamato per fermare il suo allievo migliore (Del Toro, appunto). Jones anche in questo caso mette in scena un "mastino", un uomo di poche parole ma che, al contrario del Sam Gerard de "Il Fuggitivo" (forse uno dei suoi personaggi più conosciuti), nasconde nei suoi sguardi il dolore dei ricordi del passato e la certezza, per il presente, che lo scontro con il personaggio di Del Toro, a cui ha voluto bene quasi come ad un figlio, finirà inevitabilmente male. Del Toro interpreta Aaron Allam, soldato nonchè allievo talentuoso di LT Bonham, a cui è stato legato come ad un padre. Le sue capacità gli hanno permesso di essere l'uomo di punta in molte missioni segrete (come nel villaggio serbo), ma tutto il sangue sparso e l'orrore vissuto gli sono rimasti addosso fino a provocargli un esaurimento irreversibile ("Devi rispondere di ciò che hai fatto" gli dice Jones "Devo convivere con ciò che ho fatto" è la risposta di Del Toro). Braccato come un animale dallo stesso esercito, si nasconde nei boschi dell'Oregon, anche se sogna di poter tornare a casa dalla sua convivente e dalla figlia di lei, a cui vuol bene (anche in questo caso) come se fosse lui stesso suo padre. Ed proprio il concetto del confronto tra padri e figli uno dei perni del film, dove però il padre deve uccidere il figlio per fermarlo; se si volesse usare una similitudine, in questo caso Dio non ferma Abramo: il feroce, ma tragico, confronto finale avviene di nuovo tra i boschi, sull'argine di una spettacolare cascata. Jones e Del Toro, come due predatori, si cercano, si "annusano", setacciano il territorio fino allo scontro decisivo. Anche la poliziotta, interpretata da Connie Nielsen, che forse è il personaggio più grigio e meno interessante tra i protagonisti, pur essendo spigolosa e risoluta, per puro opportunismo usa e sfrutta l'abilità sul campo di T. Lee Jones per "beccare" Del Toro e risolvere il caso. Inoltre, sarebbe possibile estendere il discorso "padri e figli" non solo ad un ambito personale tra i due protagonisti, ma ad un discorso più grande di Paese, il quale prima usa i propri "figli", addestrandoli ad essere macchine da guerra mortali ed alienandoli dalla normalità e dal ritorno ad una vita normale, per poi eliminarli come se fossero il peggiore dei mali. Un Paese che prima premia i propri "figli" con delle medaglie al valore (all'inizio del film), per poi trattarli (ipocritamente) alla stregua di nemici pubblici: il soldato pluridecorato Aaron Allam (Del Toro) viene inseguito dall' FBI e dalla polizia di Portland (un posto come un altro dove vivere e morire, secondo Friedkin) neanche fosse un terrorista talebano, la CIA, addirittura, cerca di avvelenarlo direttamente sul cellulare che lo trasferisce al carcere militare. Spesso uno degli elementi portanti del cinema di Friedkin sono stati gli inseguimenti (specialmente quelli automobilistici); in questo caso, però, avvengono soprattutto a piedi (o meglio, di corsa), con i due protagonisti che si braccano per le vie della città e nei boschi che la circondano. Del Toro fugge in auto - a proposito di inseguimenti - dalla casa della convivente, ma viene quasi subito bloccato da un ingorgo e deve farsi largo, a forza, speronando le altre auto incolonnate. E' anche possibile associare "The Hunted", per temi trattati, al film precedente di Friedkin, "Regole d'Onore", nel quale  Samuel L. Jackson, Colonnello pluridecorato, dopo una missione sanguinosa nello Yemen, veniva usato dai Poteri Forti (della politica e dell'esercito) come capro espiatorio agli occhi dell'opinione pubblica (tra l'altro, il film vedeva presente proprio lo stesso T. Lee Jones nel ruolo di avvocato difensore ed amico di vecchia data di Jackson). I poliziotti border-line di "Vivere e Morire a Los Angeles", la coppia allucinata di "Bug", la famiglia di ceto (molto) basso pronta a scannarsi per l'assicurazione di "Killer Joe", oltre ai già citati "Regole d'Onore" e "The Hunted": Friedkin non ha paura a descrivere il lato oscuro del paese (inteso come Nazione), della società, delle persone ed il suo sguardo si è fatto ancora più implacabile e nichilista. Friedkin, insomma, è un "giovane" regista vicino agli ottant'anni che ha ancora tanto da dire.

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