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La finestra di fronte

Regia di Ferzan Özpetek vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La finestra di fronte

di zombi
8 stelle

normale grigiore di tutti i giorni... normale normalità e la stessa storia che si ripete... dopo il matrimonio, i figli e la noia. i conti, i problemi sono le scuse buone da prendere per tirarsi fuori dalle responsabilità di un menage che forse va a rotoli... tutto normale e invece no.
sulla strada di questi due comuni e tristi mortali incappa un vecchio che si è perso... un vecchio molto elegante, sul viso lo spettro della bellezza che fu, ma un vecchio e oltretutto un pò..... come si dice per non offendere nessuno....rincoglionito?....
no, forse rincoglionito è troppo forte e forse è troppo forte anche vecchio!....
combattuti tra "il lasciamolo lì che tanto poi si ripiglia" di lei e il "portiamolo in caserma" di lui, se lo ritrovano in casa, complice la fatidica partita di calcio che lui non vuole e non può perdere.
è una presenza ingombrante con la mente offuscata e da tutte quelle fosche tenebre emerge solo un nome. avanzano nella routine con tutti i loro impegni e doveri, con pochi momenti di contatto per via dei turni di lui, sperando di sbarazzarsi di quel sovrappiù di giorno in giorno,prima possibile!
il vecchio però è l'occasione per lei di conoscere il ragazzo che tutte le sere spia dalla finestra di fronte. elegante, con look un pò stantito, meno intrigante del marito, ma uno sconosciuto ha sempre un che di affascinante mistero. entrambi sono impacciati e desiderosi di conosciersi meglio per magari consumare qualcosa di scandaloso, come una relazione extraconiugale.
la ritrosia di lei la fa da padrona, ma il giorno che il vecchio sparisce, è il momento per partire e cominciare a conoscere meglio se stessa. volente o nolente la donna indaga nella vita del vecchio signore e scopre una passione segreta, castrata, non vissuta, uccisa per il terrore di essere scoperti ed infine ecco il personaggio cardine della storia. tutto nel viso, negli occhi e nello sguardo del vecchio signore che contengono il dolore di un amore perduto per sempre, lasciato morire per salvare gente che lo aveva deriso e che vede nella giovane donna ciò che avrebbe potuto essere lui, ma non ha avuto il coraggio di essere.
mentre la telecamera s'allontana dalla figura seduta del vecchio svuotato della vitalità dell'amore, lascia alla donna un'eredità che lei aveva sempre posseduto, ma che non aveva ancora saputo voler vedere.
non c'è niente che lei non voglia che già non possegga e anche se forse lo sconosciuto di fronte avrebbe potuto essere l'elemento mancante per sentirsi pienamente soddisfatta, se lo lascia sfuggire dalle mani e dalla mente, gettandosi completamente in quella routine che sembrava tanto disgustosa, noiosa e repellente.
il regista è bravo nel non scivolare mai nella soap delle h 20.00 e sa manipolare una bravissima e bellissima giovanna mezzogiorno protagonista fisica del film col suo piccolo corpo, il viso triste e gli occhi vigile ma un pò spenti, mentre l'eleganza del grande massimo girotti ci ricorda ancora una volta cosa vuo, dire essere degli attori che nessun premio può esaltare...
in quegli occhi il dolore del mondo, in quelle rughe e nei tic della bocca le sofferenze patite per ciò che non è riuscito a volere e fare e per ciò che avrebbe potuto volere e fare. massimo girotti è il protagonista morale del film, l'anima della storia ,il sunto delle nostre ansie.
gli occhioni di giovanna ci omaggiano con uno spettacolo cangiante di meravigliosa speranza, mentre in mente ci rimane la bella e desiderabile presenza di filippo nigro(uomo che avercelo in casa uno sarebbe pago di tutto)e la presenza volutamente sciatta di raul bova, co-protagonista sulla retta via per un riconoscimento finale.
per me un film necessario, come la memoria, la bellezza e l'amore.

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