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Darkest Miriam

Regia di Naomi Jaye vedi scheda film

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La recensione su Darkest Miriam

di mck
8 stelle

Bello/Tsundoku, Triste/Harakiri, Felice/Hanami.

 

 

Cadere in una buca (tana/tomba: si consideri a tal proposito il coevo, anzi coscritto, e un poco più mainstream “Somethimes I Think About Dying” diretto da Rachel Lambert e sceneggiato da Kevin Armento basandosi sulla sua piece “Killers” con l’aiuto di Stefanie Abel Horowitz - che con la regista ne aveva già tratto un cortometraggio un lustro prima - e Katy Wright-Mead) dei lavori pubblici “per riposare un poco, due o trecento anni”, e rimanervi lì a guardare il cielo, vuoi un rettangolo d’indaco smagliante quasi palpabile, vuoi uno spicchio di Via Lattea stagliantesi sul nero infinito: questo il passo tenuto dell’attuale svolgersi della vita di “Darkest Miriam” – una Britt Lower (“Domain”, “Mr. Roosevelt”, “Circus Person”, “Severance”) perfettamente calata nel ruolo, con al suo fianco Tom Mercier (“We Are Who We Are”, “Le Règne Animal”) –, che si potrebbe intendere come la versione dark (appunto) del “Perfect Days” takasaki-wendersiano o quella “da vivi” del “Nonostante” di Valerio Mastandrea, messa in scena dalla canadese Naomi Jaye (qui all’opera seconda nel lungometraggio successiva a “The Pin”) adattando – dopo già averlo trasposto anch’ella prima in un cortometraggio del 2019 e dopo in uno spettacolo teatral-multimediale del 2022 – “The Incident Report” (2009) della connazionale Matha Baillie.

 

Landscape.     

 

The Incident Report.     

 

Britt Lower (Miriam) con asteracea (Eupatorium cannabinum) e panchina.     

 

Scar (e panchina).    


Completano il cast Sook-Yin Lee, Jean Yoon e un ottimo Peter Millard.
Fotografia di Michael LeBlanc, montaggio di Lev Lewis, scenografie di Brendan Callaghan & Daniel Buffet, costumi di Emma Doyle e musiche di Eliza Niemi & Louie Short.
Prodotto da Julie Baldassi & Brian Robertson con lo zampino, fra gli altri, della stessa Martha Baillie e di quel Charlie Kaufman.
Toronto, Ontario, con l’aiuto di Hamilton interpreta sé stessa, mentre sulla coda dei titoli coda la stessa Britt Lower (almeno penso sia lei) si esibisce in una versione dell’aria “La donna è mobile” dal “Rigoletto” hugo-piave-verdiano.

 

 

"Mio padre... mio padre era un uomo che leggeva tantissimi libri. Non credo di aver mai pianto per lui, ma per le cose che me lo ricordavano. Era un brav'uomo... davvero un brav'uomo. Bravo come chiunque altro abbia mai camminato sulla faccia di questa terra. E ora è morto."

 

"Tra dieci anni ti implorerò di smettere di raccontarmi sempre le stesse storie sulla tua vita. Ma per adesso voglio ascoltarle, ancora e ancora."

 

 

Bello/Tsundoku, Triste/Harakiri, Felice/Hanami.

* * * ¾ (****)

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