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The Good Girl

Regia di Miguel Arteta vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Good Girl

di sasso67
6 stelle

La più disturbata del film è secondo me proprio la protagonista: Justine detta Teeny (forse a significare l'eterna adolescenza del suo cervello, nonostante i trent'anni suonati), commessa in un supermercato, ha sposato un bruto che fa l'imbianchino e che passa il tempo libero a stonarsi con le canne insieme al collega Bubba, mentre la coppia non riesce ad avere figli. La ragazza rimane affascinata da Tom, un collega adolescente con problemi psichici e di tossicodipendenza, il quale si è ribattezzato Holden in onore del personaggio del romanzo di Salinger "Il giovane Holden". Inizia una relazione con lui che avrà conseguenze tragiche: scoperta da Bubba, cederà al suo ricatto sessuale in cambio del suo silenzio nei confronti del marito, poi rimarrà incinta proprio quando al marito viene diagnosticata l'infertilità, infine si consumerà la tragedia con il suicidio di Holden e la scoperta del tradimento da parte del marito.
Proprio alla fine c'è la battuta più divertente (forse l'unica) e rivelatrice di tutto lo spirito che pervade il film: scoperta dal marito, Teeny confessa il tradimento e gli dice «Sei l'unico uomo vivente che ho davvero amato» (infatti il ganzo s'è appena ammazzato). Il senso del film sta tutto nella critica (vista e rivista, per la verità) dell'ipocrisia della provincia americana, ben incarnata da Corny, il guardiano del supermercato, fanatico propagandista religioso che però si guarda di nascosto gli incontri clandestini di Teeny con l'amante nel magazzino, registrati dalla videocamera a circuito chiuso. Ma se, come ho detto, il film affronta argomenti piuttosto risaputi e già più volte proposti dal cinema americano (soprattutto quello più coraggioso e indipendente), il regista Arteta lo fa con un piglio che non dispiace, in parte memore di "Da morire" di Van Sant, con uno stile anch'esso "indipendentista", quello che tanto piace al pubblico del Sundance Festival e ai produttori come Robert Redford (a parte un happy ending un po' di maniera ma che in fondo in fondo ci può stare). E se il film tutto sommato è riuscito lo si deve anche agli interpreti, tutti misurati ed efficaci senza cadere nel grottesco, a cominciare dalla signora Pitt che riesce ad essere credibile in una parte complessa e per niente facile (e forse diversa dalle ragazzine senza cervello interpretate in precedenza). Del resto la Aniston (vero nome Jennifer Anastassakis) ha oggi 35 anni e questo film può rappresentare un valido lasciapassare per il cinema "più serio". Sono bravi anche il John C. Reilly che interpreta il marito coglionazzo e il Tim Blake Nelson, già visto in "Fratello, dove sei?" dei fratelli Cohen, infido "migliore amico". Da rivedere il giovane Gyllenhaal, piuttosto inespressivo, ma abbastanza in parte. "The Good Girl" è un film da cui non mi aspettavo niente e che invece mi ha fatto vedere qualcosa. (12 settembre 2004)

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