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Il ladro di orchidee

Regia di Spike Jonze vedi scheda film

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La recensione su Il ladro di orchidee

di maurizio73
7 stelle

Charlie Kaufman, sceneggiatore ebreo sulla cresta dell'onda dopo il successo per il suo lavoro con 'Essere J.Malcovich' di Spike Jonze, è un uomo complessato ed in crisi di ispirazione cui viene commissionata un'altra sceneggiatura per un film dello stesso regista, tratta dal libro autobiografico 'Il ladro di Orchidee' della giornalista del New Yorker Susan Orlean. Combattuto tra gli irresoluti incipit di un soggetto che non riesce a sviluppare e le frustrazioni sentimentali acuite dall'invadenza di un fratello gemello estroverso e superficiale, finisce per trasformare l'adattamento di un romanzo autobiografico nell'autobiografia di un insuccesso professionale di successo; grazie anche all'aiuto del gemello, anch'egli scrittore, galvanizzato a sua volta dall'accoglienza entusiasta che ha avuto la sua recente stesura di un prevedibile e dozzinale thriller hollywoodiano.

 

 

Partendo dalle congeniali inclinazioni alla riflessione metacinematografica e di un ineffabile (auto)citacizionismo del suo autore ('Essere John Malkovich' e 'Confessioni di una mente pericolosa '), Spike Jonze affida interamente la struttura e lo spirito di questo film alla vena dissacrante e di amaro sarcasmo di un Charlie Kaufman che ne fa l'ennesima, cervellotica declinazione sullo stato dell'arte di un mestiere (quello dello scrittore di cinema) e di una tradizione cinematografica (quella americana) da sempre divise e combattute tra le esigenze dello show-business (Hollywoodiano) della East-Coast e quello dell'understatement acculturato e snob dei salotti buoni (Newyorkesi) della West Coast. Portando sullo stesso piano (quello della finzione cinematografica) gli elementi di una costruzione narrativa e di una logica combinatoria che assembla organicamente spunti biografici (l'esigenza di scrivere una sceneggiatura) con quelli di un loro funzionamento come riflessione tout-court sull'arte di scrivere, il paradigma alleniano dello scrittore ebreo in crisi esistenziale e professionale finisce per raddoppiare se stesso, creando un alter ego strafottente e divertente che ne bilanci le idiosincrasie e gli fornisca finalmente la chiave di volta per la illuminanta drammatizzazione di una trama che non sapeva più dove andare a parare (con tanto di lezioncina accademica sui 'principi' sacri dello sceneggiatore modello). Il risultato è un divertente (forse troppo) gioco di scatole cinesi dove la storia (finta) di un film sulla storia (vera) di un libro parla della storia (verosimile) di una creazione cinematografica che finisce inevitabilmente per parlare di se stessa e quindi del suo autore (quando si dice autobiografismo), chiudendo il cerchio di una narrazione dove realtà e finzione si mescolano inestricabilmente dall'inizio alla fine. Sapientemente giocato su di un registro di dissacrante ironia il film di Kaufman (pardon di Jonze, no,no di Kaufman) passa in rassegna i processi adattativi di un'ispirazione autoriale (più che l'idea in sè e quindi il soggetto, conta la voglia di crederci) che ricapitola l'intero spettro dell'architettura di genere passando dalla commedia al film d'avventura, dal thriller al dramma esistenziale per concludersi con gli spunti autobiografici che, entrando a gamba tesa nella struttura dell'opera, finiscono per risolvere definitivamente i problemi della trama e quelli del suo autore ("Fa quello che vuoi, ma dagli un finale a sorpresa. Stendili col finale!").

 

 

 

Da Woody Allen ad Arthur Penn, da Michael Curtiz a Spike Jonze, il riccioluto e stempiato Charlie Kaufman prova a parlarci della sua passione per il cinema e di come questo possa trasformare il suo autore il quale ,come un cacciatore di orchidee alla ricerca di un mitico fiore fantasma, finisce inevitabilmente per trovare il Santo Graal della sua vera ispirazione nella natura più intima ed inconfessabile dei suoi desideri di uomo.

 

 

Ingrid Bergman, Humphrey Bogart

Casablanca (1942): Ingrid Bergman, Humphrey Bogart

 

 

 

Bravo,per una volta, anche uno stralunato e sdoppiato Nicolas Cage e menzione d'onore, oltre che Oscar come Miglior attore non protagonista, ad uno sdentato ed eclettico Chris Cooper.

 

 

 

 

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