Espandi menu
cerca
Sogni d'oro

Regia di Nanni Moretti vedi scheda film

Recensioni

L'autore

LorCio

LorCio

Iscritto dal 3 giugno 2007 Vai al suo profilo
  • Seguaci 145
  • Post 34
  • Recensioni 1625
  • Playlist 251
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Sogni d'oro

di LorCio
7 stelle

Alla sua terza opera (dopo il super8 di Io sono un autarchico e l’Ecce bombo del 1978), Nanni Moretti inscena (ma neanche troppo…) la sua prima crisi professionale (ed umana?). Interpreta, infatti, Michele Apicella, un regista che dopo il successo del primo film non riesce a mandare in porto il secondo per svariati motivi. Più che altro è un’occasione per conoscere meglio il personaggio Moretti, ed è forse il suo lavoro dove maggiormente Nanni si impadronisce Michele (in fondo in Bianca e La messa è finita si mantiene su territori più “classici” e in Palombella rossa si fa portavoce di un sentimento di malessere diffuso), infarcendolo di ogni sua fisima e caratterizzandolo come se fosse un alter ego sputato dell’autore.

 

 

Michele (o Nanni) detesta i dibattiti dove si formulano sempre le medesime domande (tra cui Dario Cantarelli), tutti coloro che vorrebbero lavorare con lui per fare apprendistato (tipo l’insistente Nicola Di Pinto), i giovani di cui non riesce a capirne l’essenza profonda, la madre istericamente petulante (una Piera Degli Esposti invecchiata a dovere), i coetanei persi nelle proprie crisi (è il caso di Alessandro Haber, che scrive e scrive sceneggiature su sceneggiature senza che qualcuno gli permetta di trasformarle in film), la sperimentazione cinematografica.

 

 

Ha una relazione turbolenta (con Laura Morante, a due anni da Bianca e che circa vent’anni dopo l’avremmo ritrovata come sua moglie ne La stanza del figlio), cerca di mettere su un film chiamato La mamma di Freud. Il padre della psicanalisi lo ritroviamo in sequenze dissacranti che ne evidenziano la cialtroneria e l’attaccamento morboso alla madre (lo recita un Remo Remotti impetuoso) e partecipa ad un dibattito dove ci si aggredisce a parolacce (è condotto da Giampiero Mughini, in quei tempi una delle firme di punta di Lotta continua e anni luce lontano dai salotti di Controcampo e Domenica In).

 

 

Nella sua finta ingenuità è un film molto lesto che gestisce il ritmo con intelligenza. Ha una costruzione ancora frammentaria, e non poche volte la sceneggiatura cade in qualche momento di tediosità ripetitiva. Dopo Ecce bombo, Nanni comincia ad elaborare una propria idea di cinema partendo da se stesso per parlare degli altri (ma il rischio è parlare sempre di se stessi), costruire un ritratto generazionale che ne metta in risalto luci ed ombre (e sarà un fil rouge della sua prima filmografia, quella che si interrompe con La cosa e parzialmente con Il portaborse, dove recita soltanto e si fa dirigere da Daniele Luchetti). Sogni d’oro è un’opera onirica, disomogenea, irriverentemente irrefrenabile. Probabilmente Nanni non è mai stato così insopportabilmente irresistibile come qui.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati