Regia di Christopher McQuarrie vedi scheda film
Dopo il discreto primo tempo – Dead Reckoning – a questo giro, che si spera veramente sia l’ultimo, Tom Cruise & Co. la fanno decisamente fuori dal vaso.
Deborda e straborda, questo Final Reckoning, scivolando alternativamente nella melassa oppure nella prevedibilità acuta. E, inoltre, manchevole com’è della pur minima oncia di autoironia, finisce per fare il giro, diventare involontariamente ridicolo, e per di più annoiare.
Mission: Impossible - The Final Reckoning (2025): Pom Klementieff, Tom Cruise, Simon Pegg, Greg Tarzan Davis, Hayley Atwell
Soprattutto nella prima parte che è un continuo susseguirsi di spiegoni sopra altri spiegoni; scene madri strappalacrime (vedi quella con Luther) che si sfaldano in penosi siparietti da telenovela; pompose dichiarazioni d’intenti che varcano qualunque soglia di sopportazione con corredo di peana alle doti sovrumane del prode Ethan Hunt (“Il destino dell’universo-mondo ricade sulle tue mani, tu, solo tu tieni in pugno la sorte di sette miliardi di persone”). Al che viene da chiedersi: ma gente un poco più giovane di un sessantenne per sobbarcarsi tutti questi gravosi sforzi, non ce n’era? Ma va', solo lui può.
Eh, sì. Lungo l’intera durata del film, ma specialmente nella prima ora, è un costante ripetere “Ma quanto sei bravo, quanto sei figo, solo a te affiderei le sorti dell’universo, solo tu puoi questo e quello” fino a che la cosa si fa caricaturale a livelli inediti persino per la saga ormai da tempo fagocitata dall’ego smisurato dell’attore.
Mission: Impossible - The Final Reckoning (2025): Simon Pegg
La maggior parte dei dialoghi è imbarazzante, tanto da indurre a distogliere di riflesso lo sguardo, sia che si tratti di quelli para-sentimentali, sia che si tratti di quelli meramente espositivi, coi personaggi che, per qualche motivo, sentono la necessità di spiegare a voce per filo e per segno quel che faranno nella successiva mezz’ora manco si trattasse di un video-tutorial.
Anche per questi motivi, quest’ennesimo capitolo è troppo lungo, qualche ampia sforbiciatura in specie nella prima parte avrebbe giovato al risultato, insieme alla riscrittura di buona parte appunto dei dialoghi. Ma il prodotto sarebbe migliorato, temiamo, solo fino a un certo punto. Difatti, The Final Reckoning pare abitare una dimensione parallela, quella della auto-parodia (di nuovo, assolutamente involontaria).
Mission: Impossible - The Final Reckoning (2025): Lucy Tulugarjuk
La trama imbastita nel precedente capitolo poteva rivelarsi sicuramente intrigante, invece non solo viene sbrodolata in una bizzarra, farsesca, grossolana ed esageratissima celebrazione del protagonista; ma soprattutto passa ben presto in secondo piano per lo spettatore nel momento in cui si trova bombardato da una sequela parrebbe infinita di scempiaggini, implausibilità, goffaggini che, davvero, supera ogni livello di guardia.
Ma persino in particolari, se vogliamo, di sfondo. A tanto arriva la parodia involontaria… Ad esempio: da quando in qua ci sono così tante donne nell’esercito? E da quando in qua si piazza una donna chiusa in un sottomarino con soli uomini?
Mission: Impossible - The Final Reckoning (2025): Shea Whigham, Pom Klementieff, Greg Tarzan Davis
Fossero solo questi particolari, poi: pure quando si riprendono le fila della trama principale, l’assurdo comico regna sovrano:
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SPOILER:
perché accidenti questa super-Entità dovrebbe tenere gli Stati Uniti per ultimi? Ah, già perché, chiaro, essendo er mejo der mejo, hanno i migliori sistemi di ciber-difesa del pianeta.
E così solo gli USA rimangono a dover prendere decisioni vitali per la sopravvivenza stessa del genere umano. Senza mai considerare, neanche per un secondo, una collaborazione di qualche genere con le altre potenze, anche perché cinesi, francesi, inglesi, indiani, pakistani, israeliani paiono neppure esistere sulla faccia della Terra, mentre i russi sono, pensa un po’, dei cazzoni che si fanno fregare come niente e che, di fronte a pericoli mortali per tutto il sistema globale, pensano unicamente al proprio tornaconto, mentre gli ameriggani (ultimi rimasti, appunto) invece sono presi da tremendi e dolenti patimenti nel dover prendere decisioni per il futuro dell’umanità, quando fino a un attimo prima loro per primi non chiedevano di meglio che controllare strettamente l’Entità per avvantaggiarsi su tutti gli altri.
E del ridicolo di scegliere “un città a caso tra le maggiori americane” per controbilanciare l’eventuale attacco portato alle capitali degli altri Paesi ne vogliamo parlare? Cioè, dovesse andare a segno gli USA diverrebbero - per non si sa quanto - l’unica superpotenza dotata di arsenali immediatamente operativi, ma gli altri dovrebbero sentirsi rassicurati (dopo che gli hanno ammazzato, si suppone, milioni di cittadini e i leader) perché, spassionatamente e con il benessere di tutta l’umanità in mente, va da sé, si sono anche bombardati da soli, non so, Las Vegas? Geniale.
E poi, nel dopo, l’Entità se ne starebbe lì a guardare, claro, essendo una super-intelligenza artificiale non ha anche piani B, C, D, E (e, parentesi, non basterebbero gli arsenali americani per distruggere il pianeta?).
FINE SPOILER.
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Mission: Impossible - The Final Reckoning (2025): Tom Cruise
Bah. Nonostante il perenne spiegone in sottofondo, il film peraltro riesce talvolta ad apparire comunque confusionario, anche a causa di un montaggio che talora lascia perplessi: la vicenda dovrebbe svolgersi nell’arco di neanche tre giorni e allora sembra che i personaggi si “teletrasportino” da una parte all’altra del globo in un attimo.
Anche le sequenze d’azione, pur se viste sul grande schermo, non riescono a risollevare le sorti della pellicola: certo, in particolare quella sul biplano è “impossibile” come da prammatica, ma sa tanto di già visto, mentre quella sul sottomarino la tira troppo per le lunghe, per poi risolversi addirittura
---- SPOILER:
in una resurrezione, nientemeno
FINE SPOILER.
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Mission: Impossible - The Final Reckoning (2025): Hayley Atwell
Inutile proseguire oltre: quest’episodio è l’ennesima dimostrazione che c’è qualcosa che non va ultimamente nel mondo dell’intrattenimento hollywoodiano, si è come ad una impasse. Trame assurde o deboli; personaggi appena abbozzati; esasperazioni di tono; seriosità insulse data la risma media delle operazioni (e questo film ne è uno degli esempi più eclatanti); mega dispendi di risorse per ritrovarsi con filmetti dimenticabili, che tra qualche decennio non si ricorderà più nessuno.
The Final Reckoning è enfatico, pretenzioso, eccessivamente retorico, un vero pachiderma che non riesce a divertire con leggerezza come i migliori film della saga; al tirar delle somme, appartiene piuttosto alla metà alquanto deboluccia della stessa, in “buona” compagnia col 2°, il 3° e il 6° capitolo.
Mission: Impossible - The Final Reckoning (2025): Tom Cruise
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