Regia di Sean Baker vedi scheda film
Si vive nell'era della dopamina, di cui il cervello ha continuo bisogno. Nulla più efficace del sesso, in un'epoca dove viene continuamente sbattuto in faccia. La carrellata attraverso la quale Sean Baker apre "Anora" (2024), soffermandosi sull'omonima protagonista, mostra efficacemente il connubio mercato/sessualità. Ani/Anora (Mikey Madison), vende ogni sera il suo sedere, intrattenendo con la sua danza erotica i vari clienti che pagano lautamente i suoi servizi.
Una sessualità tutta estetica quanto assai lontana dalla carnalità dei corpi mostrata dalle opere di Abdellatif Kechiche. Baker de-priva il sesso di ciò che è realmente, mostrando la parte superficiale di esso. In questo modo aggira ogni tabù morale, rendendolo normale ed accettabile per i critici, che gli hanno tributato numerosi premi. Divenuto merce comprabile come qualsiasi altra cosa, il sesso perde ogni carica eversiva, pronto a divenire esibizionismo in cui appagare sé stessi, invece di essere un atto condiviso.
Scevro da particolare originalità, Baker segue uno stile da indipendente conformista. La macchina a mano sfuma in una regia sempre più rigida e "posata", andando di pari passo con la fotografia le cui tonalità clade e raggianti iniziali, lasciano spazio ad un'estetica sempre più plumbea, come lo sgretolante sogno americano di Ani.
Baker scompone la narrazione tramite un montaggio ellittico, intriso di stimoli audio-visivi. Il giovane rampollo russo Ivan Zacharov (Mark Ejdel'stejn), affitta per una settimana e poi sposa Ani, in una concezione di eterno divertimento. La progressione del racconto, elide i raccordi, mostrando un'interna baccanale di feste, festini, giochi, bevute e sesso. Baker plasma la materia, avvicinandosi ai montaggi delle “stories” e dei “reel” di Instagram, condensando a velocità marcata, la vita frenetica di Ivan, incapace di ogni stasi o pausa. Chi ha il "culo" al caldo come il giovane miliardario, cade sempre in piedi, quindi il rischio è la noia da "troppo". Il sesso stesso viene consumato da Ivan freneticamente, senza mai gustarlo a fondo, in quanto esso è solo una manifestazione di potere nei confronti degli amici, oltre che un modo tra tanti per ottener e una scarica di dopamina. Il videogioco, con i suoi ritmi vorticosi nei rumori delle armi da fuoco e delle immagini sempre dinamiche, sembra appagare il suo cervello, molto più del sesso.
I personaggi di Baker risultano privi di bussola morale o lati nascosti. Ivan ha dalla sua tutto, Look/Money e Status. Annebbiato da alcool, farmaci e droga, non si rende mai conto dei fatti compiuti. Spende, spande, compra e si disfa dei soldi come delle persone, in attesa di appagare sè stesso attraverso un altro divertimento.
Anora (2024): Mikey Madison, Mark Eydelshteyn
Anora rinuncia a brillare, come il significato originale del suo nome vorrebbe, a favore del più omologato "Ani", capace di farle compiere quella scalata sociale tanto agognata. Una novella "Pretty Woman" senza l'ottimismo di fondo del film del 1989, perchè la prostituta di Baker manca del "cuore d'oro", a favore di abitudini più "terrene" e volgari espressioni ("cazzo" diventa il nuovo "fuck" di tarantiniana memoria).
"Anora" mescola continuamente toni, stili e generi. Un occhio alla generazione Instagram, riferimenti alla commedia romantica più nota di sempre - "Pretty Woman" di Gary Marshall (1989) citato esplicitamente per due volte, passando per il nume tutelare Tarantino con conclusione finale da "indie" da Sundance festival.
Frullatore post-moderno, in continuo alternarsi di commedia e dramma. La regia di Baker non regge le sue ambizioni, in quanto manca della padronanza tecnica necessaria per tenere tutto assieme. I dialoghi fluviali, in cui il cineasta vorrebbe far emergere un'ironia in contrasto con la gravità della situazione, risultano del tutto privi della genialità tipica del Tarantino anni 90', capace di parcellizzare le ossessioni in discussioni senza fine, mantenendo sempre l'attenzione e soprattutto la minaccia intrinseca dei personaggi. I "sicari" Vincent e Jules erano capaci di divertire quanto essere pericolosi al tempo stesso, mentre qui i mafiosi Toros e Garnik stra-parlano all'infinito disperdendo del tutto la loro potenza criminale. Unica eccezione è Igor, il cui interprete Jurij Borison, risulta l'elemento più interessante, tramite una recitazione sillabatico-intimista. La seconda parte della narrazione, si trascina in una lunghissima ricerca di Ivan, rendendo Anora come la pellicola, straniera sballottata qua e là nel suo stesso territorio. Baker vaga disperso come questa bislacca compagnia, alla ricerca del bandolo della matassa senza trovarlo e perdendosi in una marea imbarazzante di stereotipi sui russi, che sconfinano nella caricatura razzista.
"Anora" diventa quindi come quei film della prima metà degli anni 40', che subordina il cinema alle esigenze della propaganda.
I russi divengono un comodo capro espiatorio di tutto il male presente negli USA tra criminalità, malaffare, sessismo, insensibilità, maschilismo e spreco di denaro. La nazione americana ne esce assolta, in quanto lo straniero diventa oggetto di critica spietata.
Solo coloro che alla fine si emancipano da quel mondo, viene concessa una conclusione "morale"; che presto si trasforma in "moralismo" retorico. L'amore spogliato di ogni componente sentimentale in precedenza, nel finale si ripresenta all'insegna di un conformismo delle emozioni, spacciato per riscatto umanista. Tanto basta per ottenere una Palma d'Oro ad un festival di Cannes sempre più allo sbando e fare il pieno di Oscar, attraverso un'operazione superficialmente fuori dagli schemi, ma in realtà furbescamente confezionata ad arte.
Anora (2024): scena
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