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Il Signore degli Anelli. Le due Torri

Regia di Peter Jackson vedi scheda film

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Ethan Edwards

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il Signore degli Anelli. Le due Torri

di Ethan Edwards
6 stelle

"Le due torri" come molti sanno è il secondo libro della trilogia tolkeniana. E' composto di due parti, ognuna riferita ad una torre: la prima a quella di Saruman, cioè Isengard, la seconda a quella di Mordor, ossia Cirith Ungol.
Tolkien ha suddiviso quindi in due libri le avventure della frammentata compagnia dell'anello. Nella primo libro Aragorn, Gimli, Legolas, Merry, Gandalf e Pipino: una parte dinamica, d'azione, scontri e battaglie. Nel secondo Frodo, Sam e Smeagol; completamente diversa, con pochi colpi di scena, una parte di ritmo lento, dove però la tensione cresce piano piano, fino alla apparente morte di Frodo nella tana di Shelob, il ragno colossale."

Se cercate questo nel film, andrete delusi. Jackson ha deciso di rinviare l'episodio finale al prossimo "Il Ritorno del re"; e spaventato di fare un secondo tempo troppo moscio, ha organizzato la narrazione scomponendola ed intrecciandola. Col risultato non indifferente di aver creato confusione per buona parte del primo tempo, in cui si era sballottolati da una parte all'altra, e soprattutto di aver impoverito alcuni episodi che invece meritavano un'attenzione concentrata e non diluita nel tempo. Questo è il difetto fondamentale del film, da un punto di vista della sceneggiatura.
A questo vanno aggiunte alcune parti che sono state inventate dal nulla: l'attacco dei mannari, il sogno di Aragorn, la cacciata di Saruman dallo spirito re Thèoden, l'arrivo ad Oisgiliath, i dialoghi si Gollum, una conversazione tra Galadriel e Elrond. Tra questi mi sento di salvare soltanto gli ultimi due. Le continue immagini di Arwen-Tyler hanno distrutto la sacralità del personaggio; più una scena da dimenticare: "Devi aver almeno fede in questo", dice Arwen ad Aragorn, ma in quel momento invece di inquadrare il bacio, la mdp si fissa sulla tetta sinistra della Tyler più che individuabile sotto il "vestito". I dialoghi "psicologici" di Gollum invece sono ben curati.
Devastato completamente il personaggio di Faramir, che nel romanzo rappresentava a differenza del fratello Boromir l'animo buono della razza umana. Qui invece rasenta quasi il ridicolo perché si comporta peggio dell'altro, arrivando addirittura a inviare Frodo a Gondor. Faramir, tra parentesi, era uno dei personaggi migliori.

I personaggi. Legolas è oramai il jolly della situazione; dategli una freccia e diventa il Dio MacGyver: potrebbe addirittura cucirvi una ferita. Gimli il nano è la caricatura comica, sempre indietro, sempre scemo, sempre a ruzzolare; ancora una volta sua la battuta da antologia, ma non la svelo. Aragorn dovrà diventare il Re degli Uomini, ma probabilmente la Tyler glielo impedirà. Gli hobbit e Gandalf invece mantengono il loro spessore, e direi che recitano meglio degli altri.

Sui costumi e sulle scenografie, tanto di cappello. Ottimi gli Ent e buono Gollum, anche se si sono dimenticati "gli occhi grandi e tondi", a favore di lineamenti più "alieni"; preferivo quello di McBride. Originale la ricostruzione della città di Edoras nel Mark, sulla falsariga dei villaggi scozzesi del medioevo. Eowin poteva essere scelta meglio. Bellissime le corazze elfiche e le scene della colonna di Urukhai in marcia verso il fosso di Helm.

Ma veniamo alle cose clou del film.
1) LA CAZZATA MAXIMA: Ombromanto, il cavallo di Gandalf bellissimo nel suo colore argenteo, che diventa bianco come la panna montata. Se il nome Ombromanto ha suggerito questo alla fantasia degli sceneggiatori...

2) L'AMERICANATA: (talmente idiota da poter essere tollerata) Legolas che scende gli scalini delle mura su una tavola di ferro a mo' di surfer sfrecciando a destra e a manca. Segnalo anche, sempre Legolas, il suo montare a cavallo durante una carica, roba da guinness dei primati (nel senso di birra delle scimmie).

3) IL TOP: la discesa dei Rohirrim verso il fosso di Helm con a capo Gandalf che acceca con la sua luce gli Urukhai; il grido di Barbalbero; il cancello di Mordor che si apre sotto la spinta di due troll: spettacolare.

4) LA FINEZZA: la morte di Haldir al fosso di Helm, completamente inventata dagli sceneggiatori, che isola dal contesto la finee di un elfo, creatura immortale.


Giudizio complessivo. Quello che doveva trasformarsi nel gioiello della trilogia è stato rimandato al prossimo film. Dopo il primo, non esaltante ma assai ben fatto, Jackson fa una battuta d'arresto; crea momenti magici, ma tante sciocchezze, e sbaglia la sceneggiatura, togliendo momenti non banali e modificando la storia quasi sempre in peggio. Poca goticità e tanta confusione. Sì, il difetto fondamentale è la confusione.
E poi, toglieteci Liv Tyler e aridateci Arwen...

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