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A Complete Unknown

Regia di James Mangold vedi scheda film

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La recensione su A Complete Unknown

di YellowBastard
7 stelle

A Complete Unknown è l’ultimo film di James Mangold, scritto dallo stesso regista in copia con Jay Cocks partendo da un libro di dieci anni fa, Il giorno che Bob Dylan prese la chitarra elettrica di Elijah Wald, ed è un film biografico molto classico, girato con tutte le convenzioni hollywoodiane per raccontare la vita di un personaggio che non rispettava praticamente nessuna di quelle convenzioni, partendo dal suo arrivo al Greenwich Village di New York nel 1961 fino al 1965 e alla famosa svolta elettrica che sconvolse il mondo della musica folk americana.

 

A COMPLETE UNKNOWN: MY FAVORITE FILM OF THE YEAR – Leonard Maltin's Movie  Crazy

 

In James Mangold da sempre convive una doppia anima, un'autoriale (!?) e una invece più propriamente commerciale (!).

Quella autoriale la troviamo fin dall’esordio in Dolly’s Restaurant che successivamente in Ragazze interrotte e, in parte, in Cop Land ma anche, seppur in misura minore, in Logan.

Quella più propriamente commerciale si è imposta maggiormente nella sua seconda parte di carriera, da qual brutto pasticcio di Knight and Day al suo primo cinecomic The Wolverine fino alla consacrazione ad erede nientedimeno che dello stesso Steven Spielberg portando a conclusione (?!) il franchise di Indiana Jones con Indiana Jones e il quadrante del destino ma, in realtà, preesisteva fin dall’inizio ed era solo un po' più nascosta.

 

Con A Complete Unknown Mangold rispolvera il biopic musicale, già sfruttato quasi vent’anni fa con la pellicola Walk the line quando raccontò vita e opere della leggenda Johnny Cash (che qui ricompare in un ruolo minore) e rappresenta un ritorno prepotente al suo spirito più commerciale in quanto si innesta in un filone, quello del biopic di protagonisti della musica, che è da qualche anno in voga a Hollywood soprattutto per questioni, per l’appunto, commerciali, ma è tale anche perché si affida completamente a una delle superstar di Hollywood del momento, quel Timothée Chalamet ormai in rampa di lancio e prossimo a una carriere per certi versi simile a Leonardo Di Caprio, ma soprattutto per le diverse scelte didascaliche che ne caratterizzano l’opera.

 

A Complete Unknown: 5 cose da sapere sul biopic di Bob Dylan

 

Il biopic (o biografia romanzata?) di Mangold ha piuttosto l’ambizione di una verosimiglianza quasi documentaristica, sia per la sua cura drammaturgica che per lo sviluppo di una narrazione corretta e rispettosa della realtà storica delll’epoca per un racconto che ripercorre la storia del Bob Dylan degli esordi fino alla "svolta elettrica" al Newport Folk Festival del 1965, mettendo al contempo in scena due importanti tematiche.

Da un lato c’è il tema dello scontro tra cambiamento e tradizione e, consequenzialmente, la reazione della gente a tale cambiamento, soprattutto in un ambiente particolarmente sensibile alla protesta antisistema che però si dimostra particolarmente insofferente proprio a quel cambiamento che promuove (può sembrare un paradosso ma non lo è affatto) e basandosi principalmente sulla querelle mai definitivamente risolta tra forma e sostanza, tra ideale e reale contenuto.

In secondo luogo, Mangold costruisce un’allegoria tra padri e figli, tra mentore e allievo e dell’atavico scontro tra tradizione ed evoluzione, tra un padre putativo, artisticamente parlando, di un Dylan agli esordi, il padrino del folk americano, Woodie Guthrie ormai privato di quasi ogni facoltà, un amico/fratello maggiore nella figura dell’artista folk Pete Seeger, scopritore & mentore di Dylan, e l’eroe moderno e ribelle del folk americano (Johnny Cash).

 

Sneak Preview: 'A Complete Unknown' | Fandango

 

Eppure questo film, che Timothée Chalamet ha così fortemente voluto da diventarne anche produttore, è più un film sul “mistero” di Bob Dylan che non una sua effettiva biografia, costruito parallelamente sull’impossibilità di comprenderlo davvero e l’infattibilità di conoscerlo fino in fondo, nonostante lo sforzo di decifrarne ogni sfumatura e il suo indubbio fascino il protagonista per tutto il film rimane un perfetto sconosciuto (quel Robert Allen Zimmerman di famiglia ebrea originario del Minnesota che si trasformò in Bob Dylan, cantante & poeta che vinse anche il premio Nobel per la letteratura ma che, negli anni, diventò anche scultore, pittore e scrittore, vincitore di un Oscar, almeno una decina di Grammy e di un Golden Globe, gli è stata donata la National Medal of Arts, la Presidential Medal of Freedom oltre a vincere un premio Pulitzer), per il pubblico in sala come anche per chi gli era vicinissimo all’epoca.

Più che a svelarne i segreti, A Complete Unknown piuttosto ne alimentarne la leggenda (e non credo sia un caso che lo stesso Bob Dylan abbia attivamente partecipato alla sua realizzazione) ma è un film comunque funziona.

 

A Complete Unknown all'Auditorium Parco della Musica - art a part of  cult(ure)

 

Oltre a Timothée Chalamet nel ruolo di Bob Dylan, il cast comprende Edward Norton, Elle Fanning, Monica Barbaro, Scott McNairy, Boyd Holbrook, Dan Fogler, Will Harrison, Norbert Leo Butz, Charlie Tahan e Eriko Hatsune.

 

VOTO: 7,5

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