Regia di Cristina Comencini vedi scheda film
Antonietta (Rossi) è una donna napoletana sola, abbandonata dal marito e costretta a subire le angherie dell'amante (Di Leva). Con lei c'è solo Amerigo (Cervone), un bambino di sette anni che aiuta l'economia domestica come può. Quando alla donna si profila la possibilità di mandare suo figlio su uno dei treni della felicità - la meritoria iniziativa che il PCI realizzò nel secondo dopoguerra per aiutare i bambini meridionali in gravi difficoltà economiche, inviandoli nel benestante Nord Italia - Antonietta, pur con molte perplessità, decide di cogliere l'occasione. Amerigo, oltre a diventare un famoso violinista (interpretato da Stefano Accorsi), capirà molte cose sull'amore materno.
Tratto dal bestseller di Viola Ardone, il film rappresenta l'ennesimo passo compiuto da Cristina Comencini nella direzione di un cinema nazionalpopolare che, combinato con la produzione Netflix, rappresenta il grado zero del linguaggio della settima arte. Qui - come altrove (Bianco e nero, Qualcosa di nuovo, Latin Lover) - tutto si appiattisce su una messa in scena corriva, artificiosa, da fiction tipicamente televisiva, con siparietti scontati e trovate piagnucolose che cercano di vellicare l'emotività dello spettatore. Il film come il libro (stucchevole)?
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