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Alice non abita più qui

Regia di Martin Scorsese vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Alice non abita più qui

di MVRulez
8 stelle

Alice Doesn't Live Here Anymore, quarto lungometraggio di Martin Scorsese, sembra essere un film leggermente trascurato rispetto agli altri grandi film del regista italo-americano; chissà, forse perchè fu rilasciato proprio in mezzo a due delle opere più celebrate dell'autore (Mean Streets e Taxi Driver), o forse perchè risulta essere piuttosto atipico rispetto alle altre grandi opere firmate da Scorsese. Perchè atipico? Eppure lo stile è quello scorsesiano anni '70: piani sequenza, telecamera a mano, utilizzo di musica rock, volontà di raccontare la disillusione dell'America anni '70, o comunque una parte di essa. Ma allora perchè questo film è un unicum della filmografia di Scorsese? Beh, la risposta è semplice: la presenza di una protagonista. Infatti, ma non vorrei sbagliarmi, questo è l'unico caso in cui è una donna ad avere il ruolo principale in un film di Scorsese (non volendo contare i momenti di co-protagonismo, come la coppia Minnelli-De Niro in "New York, New York"). Nonostante ciò, Scorsese si rivela abilissimo e sopraffino nel tratteggiare il carattere di una tipica madre americana (una strepitosa Ellen Burstyn); una donna decisa e determinata che ha come scopo principale quello di trovare un lavoro per cercare di vivere in maniera autosufficiente e dignitosa, ritrovandosi tralaltro a sostenere da sola suo figlio adolescente dopo la morte improvvisa del marito. Purtroppo, però, non riuscirà facilmente a trovare delle opportunità per conseguire il suo desiderio, quello di diventare una cantante; un destino amaro (anche se con una nota di speranza sul finale) che traccia un esistenza che poco o nulla a che vedere con quanto invece decantavano i film della Hollywood classica, richiamata dal bellissimo incipit, i cui film talvolta prevedevano che la donna non soltanto riuscisse a conseguire i suoi scopi, ma trovava, quasi come se fosse una fiaba, l'amore di un principe azzurro. Quest'ultima è una figura totalmente assente nel film dato che gli uomini con cui la protagonista avrà a che fare finiranno per rivelarsi o indifferenti al suo stato d'animo (come il marito o il personaggio interpretato da Kristofferson, per lo meno fino al finale) o addirittura violenti e bugiardi (come nel caso del personaggio interpretato da Harvey Keitel). In ciò, secondo me, è insita anche la differenza di concepire il cinema tra la Golden Age e la New Hollywood, di cui questo bellissimo film (per quanto meno conosciuto rispetto ad altri capolavori di quegli anni) offre un buon modello.

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