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Requiem for a Dream

Regia di Darren Aronofsky vedi scheda film

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Enrique

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La recensione su Requiem for a Dream

di Enrique
9 stelle

Requiem for a Dream: il resoconto di una promessa mantenuta (ma attenzione perchè un indugio eccessivo sul significato del titolo e sulla sinossi del film potrebbe comprometterne seriamente la visione).

http://1.bp.blogspot.com/_0ciF9jizzg8/SxMIuuyxEYI/AAAAAAAABRg/IZvdSnXgJHE/s1600/requiem_for_a_dream.jpg

 

https://www.youtube.com/watch?v=SU7k7gjmD6s

 

Requiem for a Dream è una storia di “condivisioni”. Fra un ragazzo e la sua bella. Fra un ragazzo e il suo amico più fidato. Fra un figlio degenere e l’affettuosa madre. In particolare, proprio fra questi ultimi.

Madre e figlio condividono la prima scena del film. Madre e figlio condividono ossessioni da dipendenze. Condividono aneliti di apocrifi baluginii di irrealtà. Condividono il fallimento della sorte.

 

Madre e figlio condividono lo sdoppiamento dell’identità (scissa fra la gelida, impietosa realtà e anestetiche proiezioni di sogni e pie illusioni). Madre e figlio condividono il mezzo: la droga (la si chiami come si vuole: eroina, sesso o tv) sempre, infatti, essa si traduce nel cuneo tagliente che si insinua tra l’uomo e i suoi irrazionali desideri; è l’illusoria via che promette di modificare le proporzioni della propria immagine nel mondo (OGM).

Così, un climax vertiginosamente discendente travolge ogni cosa. E intanto il requiem scandisce i passi di una caduta verso l’abisso, delirante e inarrestabile, che brucia tutte le tappe in una manciata di stagioni...

Così, mentre contorsioni viscerali ghermiscono gli ultimi residui di aspirazioni e forza interiore, l’ossessione dilaga ed esse consuma. E divora tutto. E subentra il vuoto. Uno iato allucinante tra il modo in cui personaggi vedono se stessi e il modo in cui appaiono a noi e all’ambiente circostante; l’abisso sconvolgente tra ciò che essi sognano di diventare e ciò che finiscono per essere (OGM).

http://cdn.wegotthiscovered.com/wp-content/uploads/requiem-for-a-dream-poster.jpg

 

Il vorticoso montaggio destruttura il continuum di immagini (con incessanti split screen e time lapse) come atto riflesso di una parallela frammentazione della vita dei protagonisti. L’autocompiacimento è materia oscura al regista. E` l’esigenza estrema di rappresentare uno strazio che si ripete all’infinito, ogni giorno (per chi soffre di un certo tipo di dipendenze). E` l’unico modo per iniettare soluzioni di disagio profondo; di rantoli di terrore; di dolore vero.

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E intanto la titanica colonna sonora (la cui bellezza struggente è legata allo spessore della vita dei protagonisti da un vincolo di proporzionalità inversa) martella sentimenti atroci nella carne viva di chiunque e plasma stati d’animo fragilissimi a immagine a somiglianza di una realtà deformata e abominevole. Nondimeno, la nuda e cruda realtà rimane, fino all’ultimo, filtrata da lenti prospettiche troppo soggettive per potersi rivelare nelle sue macabre vesti.

Finchè la realizzazione ultima di un’osmosi cronica, irreversibile e totale fra mistificato delirio e atroce realtà non giunge a compimento. E non c’è posizione fetale che tenga.

Del sogno dell’innocenza perduta è stato appena orchestrato il requiem.

Bellissimo quanto devastante.

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