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La camera verde

Regia di François Truffaut vedi scheda film

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La recensione su La camera verde

di supadany
8 stelle

VOTO : 6/7.
Pellicola criptica e semplicemente lineare allo stesso tempo che ruota attorno ad un personaggio che da un peso fondamentale alla memoria dei morti, tanto da non riuscire più ad afferrare quello che le persone vive possono ancora offrirgli.

Ma poi il messaggio si può leggere su più livelli, ovvero che il ricordo in generale è un bene prezioso che non va mai accantonato (magari però dando alla vita reale un significato meno marginale si intende).

Francia 1924 Julien (Francois Truffaut) è un giornalista che concentra tutte le sue attenzioni sulla memoria della moglie deceduta e dei suoi amici o più semplicemente di tutti coloro che nella vita ha conosciuto (anche un soldato tedesco morto in guerra).

Arriva a restaurare una cappella dismessa, la camera verde del titolo, e trova in Cecilia (Nathalie Baye) un aiuto per peronare la sua causa ultima, ma in realtà la donna da lui vorrebbe ricevere ben altro.

Film che Truffaut realizzò ispirandosi ad alcuni temi di Henry James e che si avvale di un’atmosfera cupa, scandito quasi esclusivamente dall’assiduo ricordo dei defunti da parte del protagonista.

Questo è chiarissimo fin dalla prima scena (il funerale della moglie di suo cugino) e si manifesta in maniera quasi intollerante (vedi il disprezzo che prova quando lo stesso cugino si ripresenta con una nuova compagna) e con una concentrazione quasi maniacale verso questo modo di onorare i morti.

Così anche l’amore sincero di una bellissima donna non viene nemmeno preso in considerazione come possibilità effettiva e il contrasto tra vita e morte diviene cardine fondamentale di tutta l’opera.

Film difficile e filologicamente integro, forse un po’ esasperato (nella seconda parte si sfocia quasi in una sorta di pazzia, ma poi la camera verde adornata di foto e ricordi è uno squarcio di poetica di alto profilo), ma poi ben tutti sappiamo, come sovente si dice, che fino a quando c’è il ricordo allora una parte del defunto rimane sempre tra di noi.

Per il resto sono funzionali alla causa le atmosfere proposte (bella e curata la fotografia), mentre il duo composto da Truffaut e la Baye (con le distanze tra i loro personaggi) evidenzia ulteriormente le peculiarità (amore e morte) messe in rilievo volutamente lungo tutto il film.

Film che non rientra tra le mie preferenze del regista francese, ma che rimane comunque un lavoro interessante, con un messaggio rilevante e portato a compimento con un percorso netto e preciso.

Per non dimenticare. 

Sulla trama

VOTO : 6/7.
Regia molto curata

Su François Truffaut

VOTO : 6/7.
Regia un pò statica, ma molto curata ed attenta al dettaglio.

Su François Truffaut

VOTO : 7.
Molto bravo nel risultare completamente avvolto dalla causa che il suo personaggio persegue in maniera intransigente.

Su Nathalie Baye

VOTO : 7.
Bellissima, ma per niente artificiosa e quindi ancor più rara e preziosa.
Quasi impossibile pensare che un uomo possa resisterle (e questo non fa altro che aumentare quanto detto per il Truffaut attore).

Su Jean Dasté

VOTO : 6.
Sufficiente.

Su Jean-Pierre Moulin

VOTO : 6.
Sufficiente.

Su Antoine Vitez

VOTO : 6.
Sufficiente.

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