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Il buco - capitolo 2

Regia di Galder Gaztelu-Urrutia vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il buco - capitolo 2

di mck
6 stelle

"La borghesia, il proletariato, la lotta di classe, cazzo."

 

Dato l’ordine della reazioni – anarco-barbari (centri sociali & m5*) vs. cristiano-giacobin-stalin-maoisti (evil Renzi/Calenda) vs. kapital-totalitaristi (Trump & Musk), ovvero: Por la puta libertad! vs. “Più in alto sei, più responsabilità hai!” – è abbastanza chiaro chi è destinato a pigliarselo ripetutamente in culo, no? Ecco.

 


Sopra, la copertina di “Time” del 23 febbraio 1948: “After 100 years, his boils go marching on.”    
Sotto, un demoniaco-luciferino-satanico Karl Marx (1818-1883) nell’opera originale commissionata per l’occasione ad Ernest Hamlin Baker (1889-1975).

 


El Hoyo 2” – un prequel al 99% e un sequel all’1% (che conferma la scenografa e costumista Azegiñe Urigoitia, garantendo la continuità d’ambientazione, mezza coppia di montatori, nella persona di Haritz Zubillaga, e cambia il direttore della fotografia e il musicista, che diventano Jon Sangroniz e Aitor Etxebarria, mentre i Pet Shop Boys e qualcun altro alla fine li ho aggiunti io dice poco di nuovo (ma per lo meno quel poco è veicolato senza scadere troppo nella didascalicità né in un eccessivamente superficiale schematismo riduttivo) rispetto al capostipite

– che a questo punto dovrà essere per forza il primo capitolo di una come minimo trilogia, anche se la prossima fatica di Galder Gaztelu-Urrutia Munitxa, che qui con Egoitz Moreno si aggiunge alla coppia di sceneggiatori creatrice dell’universo distopico composta da David Desola e Pedro Rivero, sarà “Rich Flu”, che racconterà di un’epidemia che falcidia gli esseri umani in base al loro patrimonio partendo dai più ricchi i quali di conseguenza per salvarsi tentano di liberarsi dei propri beni mobili e immobili: sempre lì stiamo, lotta di classe uber alles

…e l’apporto “maggiore” all’esplorazione e alla comprensione da parte dello spettatore dell’universo narrativo di cui fa parte lo dà grazie al tassello della pre/de-sumibile assenza (parziale, “controllata”) di gravità (già dantescamente sfiorata - …quand’io mi volsi, tu passasti ’l punto / al qual si traggon d’ogne parte i pesi… - nel film precedente, oltre che rappresentata, nascosta ben in evidenza sin dal principio, dalla velocità con la quale la piattaforma risale - o sta “ferma” mentre il resto si “muove” - verso l’alto una volta terminato il ciclo di discesa per i 333 livelli della toponomastica verticale) e al (cog)nome di uno dei nuovi co-protagonisti, Zamiatin – l’ottimo Hovik Keuchkerian (Bogotà in “la Casa de Papel”), che condivide i pasti con la brava Milena Smit (l’Ana di “Madres Paralelas”), la sempre fulgidamente caratteristica Natalia Tena (“Womb”, “Game of Thrones”, “Black Mirror: White Christmas”, “Residue”, “Origin”) e, tra i ritornanti, leccellente Zorion Eguileor e il cameo di Ivan Massagué –, che, per chi ha letto “Noi” di Evgenij Ivanovi? (per l’appunto) Zamjátin del 1924…

– “discepolo” di Swift, successore di Wells, London e Kubin (the Time Machine, the Iron Heel e die Andere Seite) e precursore di Huxley, Lewis, Rand, Orwell, Bradbury, Dick, Burgess e Atwood (Brave New World, It Can't Happen Here, Anthem, Nineteen Eighty-Four, Fahrenheit 451, the Man in the High Castle, A ClockWork Orange e the Handmaid’s Tale) –

…significa anche (oltre al turbamento dei numeri immaginari profusi dalla radice quadrata di -1, preso di peso dal romanzo) Integrale (non nel senso algebrico di analisi matematica, ma in quello pre-iainbanksiano del nome da consegnare allo scafo spaziale per il suo futuro varo), e allora quella citazione può anche non essere solo politica, ma pure tecnlogica, sicchécco dunque, quindi e perciòttanto la mia folle, folle, folle idea: El Hoyo è una palestra/laboratorio in orbita geostazionaria lunare attraverso cui uno stato totalitario addestra/seleziona (ed ecco che ci troviamo forse nei dintorni di una variante di “High Life”, con riverberi da “1899”) futuri viaggiatori interstellari (in tutto ciò dei bambini che ascendono - non portando, ma - essendo il messaggio che ne si fa? E che ne so…) di un’astronave generazionale inconsapevoli del fatto che la loro espiazione non avverrà in una sorta di Regina Cœli ctonia, ma siderale.

 

 

Ho fatto l'esame di seconda elementare nel 1975
Il socialismo era come l'universo: in espansione
La maestra mi chiese di Massimiliano Robespierre
Le risposi che i Giacobini avevano ragione e che Terrore o no
La Rivoluzione Francese era stata una cosa giusta
La maestra non ritenne di fare altre domande

 

* * * ¼ - 6.5     

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