Regia di Andrew V. McLaglen vedi scheda film
Un sudista finisce per fare amicizia con un nordista, dopo che si erano combattuti fino a poco prima, senza conoscersi. Discreto westerm di Andrew Mc Laglen.
Tardo western, ma non troppo... tardo. Le tematiche presenti nel film hanno il sapore della fine degli anni '60 ma pure – bisogna dire – di diverse pellicole di John Ford, il quale si era già occupato di esse in anni precedenti con assunti non molto diversi.
Una di queste è sicuramente il pacifismo, di un tipo umanitario, spicciolo, non ideologico. Esso si concretizza innanzitutto con la messa in evidenza dell'assurdità della guerra civile americana, dove si ammazzavano tra connazionali i quali, presi senza i rispettivi generali, non avrebbero avuto nulla l'uno contro l'altro. Già all'inizio, vediamo la notizia della firma della pace arrivare due minuti dopo il compimento dell'ennesimo, assurdo massacro. Poi, ripetutamente, osserviamo come, tra ex combattenti prima nemici, può tranquillamente germogliare il rispetto e persino l'amicizia. È molto più sensato che entrambi si coalizzino per proteggersi dai veri nemici, come la banda di ladri e assassini che vogliono impadronirsi del campo e violentare le donne.
Non manca una nota anti-razzista (con l'amore tra il pellerossa e la ragazza bianca) e una certa indulgenza verso l'irruente generale della rivoluzione messicana. È evidente, infatti, come egli conservi una certa umanità sotto la scorza dura che vuole mostrare all'esterno. L'imperatore Massimiliano d'Austria sarebbe stato di lì a poco fucilato dai rivoluzionari, mentre la moglie usciva di senno per il dolore nel suo castello di Trieste...
Quanto agli attori, sono tutti abbastanza bravi, e John Wayne (già pratico di mandrie dai tempi di Fiume Rosso) ha il suo solito carisma, per il quale gli basta aprire la bocca e dire qualcosa. La sua voce in originale davvero gli aggiunge molto. Rock Hudson, però, è evidentemente fuori parte. Passi per l'acconciatura che lo rende quasi irriconoscibile, ma anche il suo personaggio con quei modi di fare non appartiene allo spettro della sua versatilità e delle sue capacità. S'impegna, sì, ma rimane fuori parte.
Tra i numerosi attori, si scorgono alcune facce che si sarebbero procurate un po' di notorietà negli anni '70. Ad esempio Jan-Michael Vincent, attore che molti conoscono visivamente, ma di cui pochi conoscono il nome.
In generale, mi pare che il film soffra di una certa aporia di fondo. Io arguisco che la produzione – piuttosto possente – abbia imposto scene di massa (battaglie, l'immensa mandria di cavalli che si sposta...), le quali, però, sembrano cucite addosso al film e sono dirette con poca fantasia. Le ho percepite non come un ravvivarsi dell'azione o come suspense, ma quasi un intromissione nel film.
Mi sento di dire che non è un film perfetto, ma il messaggio pacifista è discreto ed apprezzabile, e lo spettacolo viene garantito.
Detto a margine, adesso circola una versione digitalizzata da una copia perfetta del film, sicché la fotografia offre sorprendenti pregi di colore e luminosità.
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