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Piccoli affari sporchi

Regia di Stephen Frears vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Piccoli affari sporchi

di zombi
8 stelle

multisala, piacenza, primo pomeriggio, h 15... in sala niuno, solo io.
fantastico!!! non mi piacciono le multisale, non mi si confanno, non mi sono simpatiche, sono fredde e gelide come sale operatorie, ma in casi come questi le adoro, questo film di frears l'avevo dato per perso(o magari sono io che sono troppo frettoloso, voglio vedere tutto e subito...).
nella mia sala privata, il mio proiettore personale, mi ha fatto vedere il film nella mia visione privata, è bello poterlo pensare.
il nostro protagonista è all'aereoporto alla ricerca di clienti per il proprio taxi. il taxi non è proprio il suo. fa delle corse. torna alla base e consegna chiavi e tesserino al suo collega e via nel retrobottega a vedere il padrone che si cala i pantaloni e a fargli segno con la testa, e già io ad immaginare il peggio...
la londra forte della sua sterlina che non gliene frega un cazzo di entrare nell'euro, è una londra dove si può anche non vedere inglesi per tutto il giorno. una londra multietnica, una meravigliosa città dove si può essere invisibili, masticare foglie per non dormire e fare due lavori uno attaccato all'altro per poter sopravvivere. perchè ai clandestini come il nostro protagonista o come la non più tanto favoleggiante audrey tautou, (emigrata turca con quelli dell'immigrazione sempre alle costole che sembra non abbiano nient'altro da fare che non stare alle costole a lei) se va bene è così e se non va bene o è così o è la fuga da un'altra parte.
questa è l'europa o l'america o che altro del nuovo millenio(non che nel vecchio fosse diverso). gente che scappa da paesi repressivi o in guerra dove la vita è impossibile, verso paesi dove la vita è appena un pò più vivibile(se ti va bene),o dove può capitare di avere un passaporto e un'identità nuova per incanto in cambio di... un tuo pezzo.
un mondo civilizzato fatto di regole, diritti e doveri che spesso e volentieri valgono solo per i più "coglioni", o dove per gli invisibili come i nostri "eroi" l'unica cosa rimasta è quella di sopravvivere(chinare la testa, girarsi e tendere la mano dietro la schiena e aspettare). non è tanto, è pochissimo, sarei io capace di affrontare una sopravvivenza del genere?...
una meravigliosa realtà londra e l'inghilterra dove chi è immigrato da più tempo se la fa sul "fratello" immigrato da ieri o da l'altro ieri.
frears ci parla di traffico d'organi, di vite illegali e clandestine con il consueto buon humour inglese anche perchè le cose raccontate a questo modo, fanno un tantinello più male. la londra non è proprio quella di piccadilly o di notting hill e gli attori sono al solito splendenti.
nel finale beffardo ridiamo contenti con gli occhi umidi e la risposta del nostro eroe all'inglese che aspettava il rene nel parcheggio sotterraneo al : "chi siete, non vi ho mai visti", è tagliente come la lama nuova di un rasoio: "voi non ci vedete, perchè noi siamo quelli che guidano i vostri taxi, che puliscono la vostra merda, che ve lo prendono in bocca...".
all'ombra di buckingham palace dove anche i reali piangono afflitti dai loro problemi, un mondo sotterraneo contribuisce alla grandezza della terra d'albione.

Su

quando il sex appeal di un attore rende simpatico un figlio di puttana che nella vita vorresti solamente vedere morto, o almeno patire le tue stesse tribolazioni. ah certo non è esteticamente ravvicinabile ai "normali" canoni di bellezza stabiliti dallo showbiz E PER FORTUNA. fin'ora è riuscito dolce e sensuale in una "relazione pornografica" al fianco della più matura e affascinante natalie baye, e terribilmente sensuale e diabolico in "harry, un amico che vi vuole bene". lo spagnolo che ha fatto fortuna in francia con la sua trippa in giro vita, la faccia da buon-figlio-di-cane e il tappetino sul petto, è semplicemente irresistibile... si merita la fine che fa comunque

Su Audrey Tautou

andrebbe visto a distanza ravvicinatissima ad AMELIE questo dirty pretty things. ma naturalmente la stoltezza dei distributori... ciò che un attore deve fare, interpretare e trasformarsi in qualche cosa che non sia se stesso o un personaggio particolarmente nelle sue corde. la nostra immigrata turca ha poco da favoleggiare nel suo arrabattarsi nel cercare di non farsi beccare dall'immigrazione e nel fare mestieri che a quanto pare gli inglesi faticano a voler fare, forse perchè non sono propriamente ben retribuiti. si destreggia tra le battute umoristiche e con la sua faccina cartoonesca rende indimenticabile una scena di molestia sessuale. brava la nostra audrey.

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