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Oasis

Regia di Chang-dong Lee vedi scheda film

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La recensione su Oasis

di alan smithee
10 stelle

Locandina italiana

Oasis (2002): Locandina italiana

FLORENCE KOREA FILM FEST 2021-RETROSPETTIVA A MOON SO-RI
Un giovane coreano bizzarro e bipolare di nome Hong Jong-du, viene rilasciato dal carcere dopo aver scontato una pena per aver investito ed ucciso un innocente durante la guida in stato di ubriachezza. In realtà il ragazzo, ingenuo e bonaccione, ha coperto il fratello, scontando la pena al suo posto. Alla ricerca della sua famiglia, che nel frattempo si è trasferita senza nemmeno mai avvisarlo, l'uomo cerca la famiglia della vittima dell'incidente, e si imbatte nella figlia del morto, Han Gong-ju, una giovane disabile che un ictus cerebrale ha reso praticamente inferma ed impossibilitata a comunicare chiaramente col prossimo.
Curioso e imprevedibile, l'uomo comincia a frequentare la ragazza, persino abusando sessualmente della donna, approfittando della sua impossibilità a ribellarsi, ma poco per volta scopriamo che l'atteggiamento della ragazza, da tutti rifiutata e dalla morte del padre pressoché abbandonata dai parenti a se stessa e alle cure generiche dei vicini, trova nell'uomo non solo una possibilità altrimenti negata di amicizia, ma anche una tenera complicità che tutto il mondo le rifiuta.
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Da quel momento per quella coppia decisamente fuori dagli schemi, iniziano le emozioni, ma anche tutta una serie di guai che finiscono per veder incarcerato nuovamente l'uomo, che tuttavia troverà il modo di fuggire per manifestare platealmente tutto il suo amore incondizionato per la "sua ragazza".
Impegnato nel suo terzo lungometraggio, il gran regista coreano Lee Chang-dong realizza il suo capolavoro: un film che è crudo e spietato, ma assieme anche poetico e tenero, e che ricorda per situazioni e sentimenti, i capisaldi del cinema neorealista dei nostri maestri italiani degli anni '40 e '50.
Alla perfezione della pellicola, toccante e sbalordente, contribuiscono non pioco i due straordinari interpreti, nuovamente assieme dopo il già ottimo e spietato Peppermint Candy: e se nessuno quanto Sol Kyung-gu avrebbe potuto cogliere al meglio le frustrazioni, esaltazioni e follie accorate e umanissime che caratterizzano gli atteggiamenti del protagonista Hong Jong-du, è tuttavia l'interpretazione della bella Moon So-ri a rivelarsi letteralmente strabiliante: l'attrice riesce ad immedesimarsi completamente nella gestualità incontenibile e incontrollata a cui la malattia costringe i portatori di tale terribile patologia, da indurre a ritenere chi non conoscesse la ormai famosissima attrice, che possa trattarsi di una persona realmente afflitta da tale grave malformazione.
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Il risultato è stupefacente, ed il film potente per l'epica della narrazione e per la dirompenza che la forza dei protagonisti sprigiona.
Una potenza che si esprime attraverso una direzione perfetta, coadiuvata da una scrittura puntigliosa, ma mai pedante, che sa centrare il magma incontrollabile che si crea, anzi sprigiona tra i due straordinari protagonisti, facendo perno proprio su costoro, senza mai cedere ad alcun ricatto morale o ad alcun facile sentimentalismo di facile presa. 
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