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Oasis

Regia di Chang-dong Lee vedi scheda film

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David Cronenberg

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La recensione su Oasis

di David Cronenberg
8 stelle

Jong-du, è un ragazzo mentalmente debole, che uscito di prigione dopo due anni di reclusione per aver investito un uomo, cosa che aveva fatto suo fratello ma di cui si prende carico lui, si trova un lavoro come fattorino. Ma il rimorso per l’uccisione di un padre di famiglia, lo porta ad andare a fare visita alla famiglia stessa, che troverà nei preparativi per un trasloco. Scacciato in malo modo dai familiari, farà in tempo solo a vedere un ragazza paraplegica all’interno dell’abitazione, e incuriosito dalla stessa, tornerà a farle visita di nascosto. Subito tenterà di violentarla, ma lei sverrà e lui scapperà; poi, quando la ragazza si riprenderà, ritornerà a pensare all’unico uomo che per la prima volta, l’aveva trattata come una donna normale…
Vincitore del Leone d’Oro per la miglior regia e del Premio Marcello Mastroianni per la miglior attrice: Moon So-ri, alla 59° Mostra del Cinema di Venezia, il terzo film del sud coreano ministro della cultura nel suo paese: Lee Chang-dong, è da molti considerato il film che doveva vincere anche il Leone d’Oro per il miglior film, alla medesima mostra cinematografica, anziché il film di Peter Mullan: “Magdalene”. Fatto sta, che un qualunque premio, non può comunque rendere pienamente merito, alla straordinaria opera di Lee Chang-dong. Un opera socialmente cruda ma quanto mai concreta, l’intromissione sociale, che impedisce inconsciamente e “moralmente” al “non sociale” di amare. L’impossibilità di accettare una moralità realmente morale, priva del pregiudizio percettivo. Una visione sofferta dell’idiozia e della meschinità umana, perfetta. Non mancano le idillicamente splendide fantasie di Gong-ju, la ragazza spastica, interpretata eccezionalmente da Moon So-ri, che handicappata non lo è per niente, e non mancano le metafore accattivanti e distaccatamente desiderabili, che paragonano la muta simbiosi della coppia, al piacevole e silenzioso riposo in un oasi felice. Ad “Oasis” non manca proprio nulla, manchiamo solo noi, che ci guardiamo attoniti, nella nostra puerile “sensibilità”.

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