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Dolls

Regia di Takeshi Kitano vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Dolls

di ohdaesoo
8 stelle

presenti spoiler
Le marionette in una struggente cantilena parlano d'amore, di un amore funesto che rischia di distruggerle.
Si aggrappano l'un l'altra, si guardano.
Poi guardano in camera.
E comincia così Dolls, storia di umane marionette mosse dai fili dell'amore, un amore folle e distruttivo.
Non sono un fan di Kitano, ho visto pochissimo di suo, ma credo che il tutto sia dovuto ad un mio leggero problema col cinema giapponese.
Con una semplificazione talmente puerile e molto probabilmente sbagliata ho sempre considerato il cinema giapponese troppo legato alle sue tradizioni. E questo legame con la tradizione nel cinema ha portato a due filoni, quello della Yakuza e quello dei samurai, che per soggetto non mi fanno impazzire. Ho sempre trovato invece il cinema coreano molto più universale, non dico occidentale, ma universale.
Park Chan Wook, Kim ki Duk, Bong, ma anche molti altri film singoli che ho visto sono opere che sanno mischiare la grazia e il mondo orientale a tematiche anche nostre.
Dai giapponesi invece arrivano, 8 volte su 10, film di mafia o samurai.
Poi certo, in mezzo ci sono decine e decine di perle magnifiche che si staccano un pò dal filone.
E Dolls è una di queste.
Film sull'amore certo, lo "dice" esplicitamente lo stesso prologo, ma sarebbe un grave errore considerare Dolls un film sulla potenza dell'amore, sulla sua assoluta indistruttibilità.
In realtà ci sono almeno altre due tematiche, collegate entrambe allo stesso amore.
La prima è la pazzia.
In tutte e 3 le storie (staccate l'una dall'altra ma che più volte si sfiorano, nella spiaggia, vicino la casa del boss, in quel pranzo avanzato che la signora porta al fan della cantante), in tutte e 3 le storie l'amore ha reso folli.
Ha reso folle la ragazza lasciata poco prima del suo matrimonio dal fidanzato.
Ha reso folle poi lo stesso fidanzato distrutto dal senso di colpa e dall'aver rovinato per sempre lei.
Ha reso folle una donna che per 50 anni ha continuato a portare lo stesso pranzo sulla stessa panchina ogni sabato.
Ha reso folle un fan che per amore della propria cantante preferita si è accecato.
L'amore è follia, l'amour fou si raccontava una volta.
E l'amore crea anche dipendenza, bisogno assoluto l'uno dell'altro.
Ed è questa l'altra tematica di Dolls e, forse, la metafora perfetta dello stesso titolo. Siamo tutte marionette manovrate dai sentimenti e dagli altri. L'amore, o chi lo rappresenta, ci impedisce di muoverci come vogliamo, ci incatena, in una smania idolatrante come il fan della cantante, in una panchina e in un sabato come la signora, in un filo rosso del color del cuore come i due vagabondi. Tutti sembrano mossi da fili invisibili, tutti ormai sembrano condannati a recitare in quella recita, tutti sembrano incapaci di scartare di lato, uscire da quel sentimento e ricominciare.
Ma c'è anche tanta bellezza in Dolls, i sentimenti si caricano di forza e valore. Ma non sono vissuti fino in fondo, sono prigioni che poi, in tutti e 3 i casi, portano a morte e distruzione.
Muore il boss che finalmente sembrava aver ritrovato lei e la felicità.
Muore il fan che si era accecato per lei.
(Tra l'altro questa è una storia in cui il vedere e il non vedere è giocato magistralmente con lui che da vedente non è mai riuscito -nè negli innumerevoli backstage nè a casa sua- ad avvicinarla mentre da non vedente riesce finalmente a farlo. Potremmo dire che riesce finalmente a vederla quando non vede più).
Muoiono infine, forse, i due amanti uniti dal filo dell'amore e della disperazione.
Dolls è un film di coppie, sempre.
E non mi riferisco solo alle tre coppie dei tre episodi ma anche ai due amici dello sposo, ai due che vengono a trovarlo al matrimonio, al ragazzo handicappato e l'accompagnatore, a tutte le coppie del parco.
Sono solo coppie, sempre.
Ed è un film che forse ha gli unici difetti in una eccessiva dilatazione delle sequenze (soprattutto nelle 10 camminate dei due innamorati, bellissime, ma eccessive) in una esasperazione delle vicende (tutti e 3 gli episodi sono abbastanza improbabili) e in una colonna sonora molto bella ma a tratti troppo pomposa.
Ma l'errore sarebbe considerare Dolls come film troppo verosimile o che cerca verosimiglianza.
No, Dolls è film-metafora di un sentimento meraviglioso e terribile allo stesso punto.
E se non l'abbiamo capito prima lo capiamo in un finale che è talmente bello da annichilirci.
Loro diventano le bambole.
Sono 3 minuti di cinema talmente grande, talmente intenso, talmente meraviglioso da aver paura di morirne.

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