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The Hours

Regia di Stephen Daldry vedi scheda film

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La recensione su The Hours

di steno79
7 stelle

Il film "The Hours" ruota intorno a tre donne, ognuna presentata in un giorno cruciale della sua vita alle prese con delicate problematiche esistenziali. Una di esse è la scrittrice Virginia Woolf, che nel 1923 sta scrivendo il romanzo "Mrs. Dalloway", ma che soffre per l'isolamento impostole nella cittadina di campagna di Richmond, a causa delle sue precarie condizioni di salute. Un'altra è Laura, una casalinga nella Los Angeles del 1951, che bada al figlioletto e prepara una torta di compleanno per il marito, ma è divorata da un profondo malessere interiore. Infine, nel 2001 una consulente letteraria lesbica prepara una festa di compleanno per un suo amico poeta, malato di AIDS.
 Si tratta di un progetto ambizioso, tratto da un romanzo di grande successo di Michael Cunningham vincitore del Premio Pulitzer, ma cinematograficamente risolto solo in parte. Innanzitutto, come sostiene Morandini nel suo Dizionario, "chi ne è il vero autore? Poichè il teatrante inglese S. Daldry si limita giudiziosamente a dirigere il traffico, è l'americano Cunningham o il commediografo britannico David Hare che ha dato sapiente forma drammaturgica ai soliloqui mentali del romanzo?" La struttura ad incastri fra i tre episodi è risolta agevolmente, con numerosi rimandi da un episodio all'altro (il filo conduttore è proprio il romanzo "Mrs. Dalloway, che la Kidman scrive nel primo episodio, la Moore legge nel secondo, mentre la Streep è soprannominata signora Dalloway nel terzo), ma il valore delle singole sezioni resta piuttosto disuguale. Probabilmente, l'episodio più riuscito è quello con la Kidman, che riesce a trasmetterci il tormento della scrittrice inglese senza andare sopra le righe, ben coadiuvata da Stephen Dillane che fa il marito: i temi della solitudine interiore dell'artista e delle difficoltà legate all'emergere di una sessualità "diversa" sono sviluppati con buona intensità. Discreto ma di minor rilievo l'episodio di Julianne Moore, che si ritrova con un personaggio per certi versi affine a quello interpretato lo stesso anno in "Lontano dal paradiso", ma la lotta interiore di questa donna per non soccombere alla depressione è resa in maniera un pò sfocata, mentre l'episodio contemporaneo, pur giovandosi di una Streep come al solito molto credibile e ben calibrata nella parte, risulta un pò verboso e risente di certi cliché soprattutto nella figura del poeta malato, poichè la sua angoscia è resa in maniera troppo esteriore, senza riuscire a convincere del tutto lo spettatore. La confezione, naturalmente, è lussuosa, la colonna sonora di Philip Glass bella da ascoltare, per quanto forse un pò altisonante ed enfatica. Nel complesso, una produzione coraggiosa nell'affrontare temi controcorrente relativi al disagio delle donne, su cui bisognerebbe riflettere più spesso, ma manca un certo tocco autoriale che forse avrebbe potuto far lievitare il film su un livello più alto.
voto 7/10

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