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Le vacanze di monsieur Hulot

Regia di Jacques Tati vedi scheda film

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La recensione su Le vacanze di monsieur Hulot

di Cocchan
6 stelle

Questo film è indubbiamente una parte fondamentale per la storia del cinema comico, ma potrebbe facilmente risultare allungato e forzato per lo spettatore medio contemporaneo.

Estate 1953, è tempo di mare, sole, nuove amicizie e divertimento: Monsieur Hulot si reca nel paesino di Saint-Marc-sur-Mer per trascorrere le vacanze e stravolgere la tranquilla villeggiatura agli altri personaggi, ognuno peculiare e caratteristico a suo e modo, assimilabile senza troppo sforzo a uno stereotipo dell'uomo/donna medio. C'è infatti una carrellata di figure tipiche, ancora oggi attuale e simbolica, della società contemporanea: la famigliola felice ma con un padre sempre indaffarato e immerso nelle dolci acque del mare tanto quanto lo è nelle assillanti chiamate di lavoro; la ragazza bionda e ammaliante, con un sorriso sincero e malizioso; i bambini che giocano spensierati, chi più tranquillamente e docilmente chi combinando qualche marachella; la coppia anziana, lei formosa e un po’ pettegola e lui sempre appresso, cercando di assecondare la moglie nelle sue passeggiate; la signora algida e leggermente scorbutica e la vamp, sempre perfettamente agghindata anche in spiaggia; il palestrato costantemente intento a pomparsi; la turista inglese in vacanza; il giovane intellettualmente impegnato e sempre pronto a citare qualche filosofo o a criticare il sistema borghese e il cameriere borbottante. Ognuno di loro inizialmente percepisce la presenza del buffo e impacciato Monsieur Hulot come quasi un disturbo, ma grazie alle sue continue intrusioni allegre e sbadate il personaggio di Tati riesce a conquistare la simpatia di tutti loro, inscenando (più o meno consapevolmente) buffi momenti esilaranti e di gaudio generale.

Girato nel 1953, questo è il secondo lungometraggio che vede Jaques Tati alla regia e nei panni del protagonista (dopo Jour de Fete), ma è il primo della seria che vede per protagonista il suo personaggio più noto, cioè il già citato Monsieur Hulot: è in questa pellicola che si delineano le caratteristiche istrioniche del personaggio e il suo modus operandi, caratterizzato da gag che rimandano alla slapstick americana, generate da gesti buffi e impacciati ma che sono indice invece di una grande padronanza del linguaggio non verbale (i personaggi di Tati, infatti, raramente hanno battute o fanno lunghi discorsi).

Sebbene film e personaggio abbiano fatto scuola per quanto riguarda il mondo della commedia (basti pensare a soggetti come Mr. Bean), il film a mio parere è invecchiato un po' male, risultando spesso e volentieri una sequenza di gag spesso nemmeno troppo sagaci e privo di una qualsivoglia trama, che alla lunga risulta leggermente noioso. Sarebbe bastato un corto, o una miniserie con tutte le gag senza dover per forza realizzare un film. La slapstick nel ‘53 era già passata e considerata assodata, da emulare ma allo stesso tempo da evolvere. Credo che nel film precedente (Giorno di festa) Tati fosse riuscito a far ri-emergere maggiormente il suo humor, creando un quadro pittoresco e bucolico e allo stesso tempo di critica nei confronti di una società sempre più frenetica, elementi proposti in maniera molto più blanda in questa pellicola, appena percettibili nelle figure in particolare del padre assillato dagli impegni lavorativi, dal ragazzo immerso nelle questioni socio-politiche contemporanee e nelle sporadiche, ma significative, incuriosi di qualche emittente radiofonica (che, in un certo momento, parla addirittura dell’importanza dell'impegno civico nel votare).

 

Jacques Tati

Le vacanze di monsieur Hulot (1953): Jacques Tati

 

In conclusione, questo film è indubbiamente una parte fondamentale per la storia del cinema comico, essendo una componente principale per quello che è stato lo sviluppo dagli anni della slapstick americana di Buster Keaton fino alla Commedia degli errori e degli equivoci dei giorni nostri, ma potrebbe facilmente risultare allungato e forzato per lo spettatore medio contemporaneo.

 

 

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