Espandi menu
cerca
Insomnia

Regia di Christopher Nolan vedi scheda film

Recensioni

L'autore

Eric Draven

Eric Draven

Iscritto dal 25 dicembre 2012 Vai al suo profilo
  • Seguaci 21
  • Post -
  • Recensioni 279
  • Playlist 21
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Insomnia

di Eric Draven
7 stelle

 

Ebbene oggi parliamo di quello che, a grave torto, è considerato il film peggiore di Christopher Nolan. O perlomeno il suo meno personale. Invece è a mio avviso, non me ne vogliate, nolaniani, il suo migliore.

Insomnia.

 

Chi ha detto che i remake, quando raffinatamente realizzati, siano già di per sé delle opere minori?

I rifacimenti, se eseguiti con cura, ricreando e riplasmando l’originale con classe, instillandogli nuova linfa vitale e forse più armonica atmosfera, possono alle volte dimostrarsi perfino superiori, addirittura, dell’opera di origine.

Perché ispirandosi alla loro trama, riadattandola con più stile, hanno generato un’opus se non parimenti, necessariamente più affascinante, originalissima nella sua poetica.

L’unica pecca d’Insomnia è forse il titolo altisonante. Nolan, come sappiamo, a inizio della sua fulminea carriera hollywoodiana, aveva la brutta mania di latinizzare i titoli per ammantarli di un’aura intrinsecamente antologica da film d’antan, quindi, pomposamente, Nolan si dava da solo, ancor prima che il film uscisse nelle sale e potesse essere giudicato, la patente di regista storicamente importante.

Ma, in realtà, questo vezzo accessorio e fastidioso l’ha utilizzato soltanto per il precedente Memento.

Perché Insomnia, sì, è latino, derivazione (e non declinazione, attenti) di insomnis, ma è anche inglese. E la pronuncia inglese è identica a quella latina.

 

Insomma, Insomnia non è latinizzato. Ma al contempo lo è, tanto per farci capire quanto Christopher Nolan sia da sempre un furbacchione e aveva scelto, nuovamente, di auto-categorizzare il suo film fra gli instant classic, così come fosse un cineastico oratore della Roma imperiale. Eh sì, dovrebbe abbassare la cresta, e non far il gallo, anche se sappiamo quanto i galli, cioè i celti, fossero acerrimi nemici di Giulio Cesare.

Da cui, ironizzando d’animazione cinematografica, ne sortì il fumetto Asterix...

Ma torniamo a Christopher. Già il suo nome è carico di responsabilità messianiche, cari suoi adepti.

Christopher deriva da Cristoforo, nome di origine greca (non latina stavolta) che significa colui che porta in sé Cristo e il suo messaggio di salvezza.

Infatti, Cristopher ha da tempi immemorabili la sfacciataggine iper-ambiziosa di assurgere a Dio ed evangelizzatore del nuovo Cinema, per la sola volontà della sua megalomania postmodernistica.

E invece, secondo me, in molti film, a differenza del suo omonimo Cristoforo Colombo, non ha scoperto l’America, come si suol dire (anche perché fu Amerigo Vespucci a battezzarla), ma solo l’acqua calda.

Il tanto osannato Il cavaliere oscuro cos’è in fondo se non una rielaborazione sui generis, come da lui stesso ammesso, di Heat di Michael Mann?

E The Prestige è forse stato solo un suo colpo da illusionista.

Sì, un enorme prestigiatore Nolan che, coi suoi arditi magheggi, vende fumo negli occhi degli spettatori. Come fosse sull’aeroplanino col suo Tom Hardy di Dunkirk. E noi invece bombardati in mezzo alla pirotecnia dei suoi rimbombanti e rimbambenti voli pindarici. Tom Hardy però alla fine centrava il bersaglio, Nolan secondo me ha sempre sparato un po’ a salve.

Ecco perché ritengo Insomnia il suo film migliore, poiché sincero. Né cervellotico come Memento né artefatto come gli altri.

Scusatemi per questa lunga ma doverosa sorta di prefazione. Presumo, altrimenti dovrei assai dubitare sulla vostra intelligenza, che si è capito chiaramente che chi scrive, cioè il sottoscritto (chi, sennò), propriamente, non impazzisce per il Cinema di Christopher. Del quale tuttavia apprezzo notevolmente il visionario talento magistralmente spettacolare e tecnico.

 

La trama d’Insomnia è semplicissima, ed è per questo che i nolaniani non amano tantissimo questa pellicola:

 

remake appunto dell’omonimo film norvegese di Erik Skjoldbjærg con Stellan Skarsgård, è la storia di un attempato detective di Los Angeles, Will Dormer (Al Pacino) che si reca in Alaska per far luce su un efferato assassinio di una minorenne.

Will conosce Ellie Burr (Hilary Swank), anche lei investigatrice, però della polizia locale, che lo segue nelle indagini.

Dopo alcune, brevi vicissitudini, che non sveleremo, Will entra in contatto col misterioso Walter Finch (Robin Williams), scrittore adorato dalla ragazza uccisa.

Walter, per ragioni sue del tutto arbitrarie, comincia a giocare a gatto col topo con Will.

Will soffre d’insonnia. E, non riuscendo mai a prendere sonno, perde in lucidità e la sua mente, appannata e stanca, diviene esclusivo appannaggio (permettetemi il gioco di parole) delle fantasie manipolatorie di Walter. Che ricatta perennemente Will, essendo entrato in possesso di un segreto inconfessabilmente pericoloso per la sua carriera.

 

Fotografia livida e scurissima di Wally Pfister e scenografie di Nathan Crowley. Due nomi imprescindibili per Nolan.

 

Insomnia...

 

Un thriller psicologico sofisticato, un neo-noir di alta scuola fra i ghiacci e il crepuscolo eterno, ove l’identità dell’assassino è trasparentemente evidente fin da subito. Non è questo il punto, proprio sapere che l’assassino è chi dice a Will (e di conseguenza a noi spettatori) di essere, costituisce il valore fondante del film. E Nolan, in tal caso, si dimostra eccellente. Intrattenerci e appassionarci per un’ora e cinquantotto minuti dopo che, dalla prima mezz’ora in poi, abbiamo già visto il volto del killer, era impresa davvero ardua.

Di solito, l’identità del colpevole, come in quasi tutti i gialli (Agatha Christie docet), vien svelata alla fine.

Nolan, con Insomnia, ha girato un giallo nel giallo tenebroso, virato perfino in plumbei, glaciali toni da torbido e torpido horror dell’anima, una spettrale matriosca emozionale, affidandosi quasi del tutto al roccioso, magnetico sguardo di un grande Al Pacino.

Che giganteggia coi suoi nervosi impeti rabbiosi e silenziosamente mortiferi.

Peraltro, dopo tanti film delle annate anteriori, in cui Pacino aveva recitato prolissamente spesso tronfi monologhi retorici, qui non parla tantissimo, ma illumina il buio atmosferico di quest’interminabile giorno notturno con la roca possanza dell’espressiva sua eloquenza facciale, sussurrandoci a viva pelle empatia potente soltanto con le rughe e le occhiaie sue lancinanti.

 

Insomnia è un film che Nolan ha girato col cuore.

 

 

 

 

di Stefano Falotico

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati