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Shock

Regia di Mario Bava vedi scheda film

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La recensione su Shock

di Furetto60
6 stelle

Thriller-horror del maestro Mario Bava, coadiuvato dal figlio Lamberto. Un pochino datato, ma sempre efficace

Dora, alias Daria Nicolodi, giovane vedova con figlioletto a carico, si trasferisce nella vecchia casa in cui abitava con il suo primo marito, prima che si suicidasse, annegando in mare. Insieme a lei, il suo compagno Bruno, che però è spesso fuori, a causa del suo lavoro di pilota. Dora quindi passa quasi sempre le giornate da sola col piccolo Marco, che comincia a fare domande sul padre scomparso e ad assumere strani e inquietanti comportamenti nei confronti della madre. Dora, dopo la morte del marito, ha avuto un crollo nervoso, è stata ricoverata in una clinica per malattie mentali e solo adesso, a sette anni di distanza dalla tragedia, inizia a riprendersi. Forse non è stata una buona idea tornare a vivere proprio in quella casa. Mario Bava gestisce come sempre bene, gli elementi della trama, spiazza lo spettatore instillandogli continui dubbi; il bambino dissemina ovunque disegni di morte, i suoi comportamenti irritanti  potrebbero nascere dalla mancanza del padre biologico e da intolleranza per l’intrusione di un’altra figura surrogata, cui reagisce con atti di gelosia e aggressività, arriva a spiarli con livore mentre fanno l’amore; poi incubi e visioni oniriche cariche di immagini evocative come il sangue che esce dalle mura o le mani putrescenti che tentano di trascinare la protagonista verso luoghi oscuri. Voci, oggetti che si muovono. Un assillante carillon che alimenta la psicosi della donna, tutte tracce che ovviamente Mario Bava utilizza con mestiere, costruendo un collage di inquietudine, alimentando, al contempo, gli interrogativi dello spettatore sulla natura degli eventi, l’atmosfera monta a poco a poco la sua tensione, per raggiungere il giusto climax. Siamo nel 1977 e il linguaggio dell’horror stava mutando, ma Bava con questo film, riuscì a dimostrare di stare ancora al passo con i tempi, sempre utilizzando il proprio stile e la propria identità, tra intuizioni visive e geniali movimenti di macchina; determinante il personaggio di Dora e l’interpretazione della compianta Daria Nicolodi, che di Dario Argento era musa e compagna di vita, da sempre “dark lady” del nostro cinema di genere, si cimenta forse con uno dei ruoli più impegnativi della sua carriera, la fragile Dora, figura femminile “sull’orlo di una crisi di nervi”, che torna a vivere col figlio ed un nuovo partner, nella casa in cui aveva vissuto con il primo marito, tossicodipendente; nel tentativo di affrontare i suoi traumi, finisce per esserne travolta, in un’allucinante discesa nei gironi infernali  del delirio, attraverso un progressivo accentuarsi  di piccoli e inquietanti “indizi”: le “allucinazioni” sempre più frequenti: un taglierino che volteggia nell’aria, un pianoforte “dai tasti che danzano da soli”, una mano di ceramica semovente, che anticipa l’ossessione per questo oggetto che attraversa tutto il film; molto efficace anche la scena in cui quelle che sembrano  macchie di sangue, si rivelano petali di rosa, caduti da un mazzo di fiori prematuramente avvizzito. Ci sono perfino curiose allucinazioni “uditive”, con un inquietante rumore di un rasoio elettrico, o il suono metallico di una molla che scende le scale, fino a tradursi in un pianto infantile, che sembra invocare la mamma; l’assortita gamma di inquietanti  episodi, confluisce alla fine nella “rivelazione sorprendente”, con un doppio twist narrativo, che ad alcuni critici è sembrato citare Il Dario Argento di “Profondo rosso”: anche qui un disegno infantile, anche qui un muro che cela l’orrore. Shock è l’ultimo lungometraggio del  famoso regista italiano Mario Bava, il suo congedo cinematografico si materializzò in questo thriller, macchiato di horror. La sua direzione coadiuvata dal figlio Lamberto, riuscì ancora una volta a tratteggiare sequenze di grande efficacia visiva. Molti dicono un Bava minore, forse ma la classe comunque non è acqua e il maestro ne aveva da vendere

 

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