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Settimo cielo

Regia di Frank Borzage vedi scheda film

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La recensione su Settimo cielo

di Stefano L
8 stelle

Seventh Heaven (7th Heaven) (1927) - Filmaffinity

 

Vincitore di tre premi Oscar all’Academy Awards del 1929, “Seventh Heaven” di Frank Borzage ebbe un successo di critica e pubblico considerevole, confermando la Fox Corporation quale uno dei maggiori studi hollywoodiani. Il soggetto era dell’autore Benjamin Glazer: partendo dall’omonima opera di Broadway concepita da Austin Strong, la pellicola lanciò la coppia Janet Gaynor e Charles Farrell sul grande schermo.

 

Review: Seventh Heaven - Slant Magazine

 

Diane (Gaynor) fa una vita orribile; sua sorella Nana (Gladys Brockwell) la picchia continuamente e la quotidianità da prostituta nei bassifondi di Parigi non lascia scampo. Un giorno ricevono la visita dei genitori: arriva l'occasione di liberarsi dalla loro squallida esistenza. La minore però è troppo onesta e non vuole ingannarli: smentisce repentinamente il fatto che hanno avuto una condotta rispettabile. L’inquilina quindi si vendica attaccandola sulla strada; sopraggiunge un buon samaritano, Chico (Farrell), bracciante nelle fogne che non sopporta vedere maltrattare una ragazza inerme. Sfortunatamente, difendendola, rischia il suo impiego. Mente alla polizia, dichiarandosi il marito, e, per trascinare avanti la farsa, la porta nel diroccato attico ove dimora. Nonostante l’iniziale atteggiamento cinico dell’uomo, i suoi atti casuali di gentilezza lo indurranno a prendersi cura della trovatella. Intanto un parroco lo promuove a spazzino e gli chiede di custodire delle medaglie religiose; questi oggetti sacri simboleggiano il principio di quel sentimento profondo che gradualmente sboccerà fra i due. Affronteranno il ritorno della crudele consanguinea e i sortilegi imminenti.

 

7th Heaven (1927) - IMDb

 

La chimica degli attori protagonisti è elettrica e l’approccio registico restituisce in forma espressiva quei costituenti di romanticismo mistico che conferiscono a queste sagome colpite dalla povertà e dalla miseria delle connotazioni ultraterrene. Gli amanti traggono forza l’uno dall’altro, mentre un raggio di luce rifulge su di loro, elevandoli su un piano liminale (il settimo cielo appunto); quel luogo di redenzione influenzerà profondamente l’ateismo manifestato precedentemente dall’uomo, il quale incede inevitabilmente verso l’acme dell'esiziale tragedia epocale (la guerra alle porte). Queste duttili interpretazioni dal largo respiro (non vengono elisi tocchi di leggero umorismo) esperiscono il plasticismo necessario alle idilliche composizioni scenografiche, calcificate dalla fotografia “risplendente” di Ernest Palmer e Joseph Valentine. Le carrellate e le inquadrature, attentamente schematizzate in funzione degli spazi in movimento, si attagliano esplicitamente alle convenzioni del cinema tedesco e il suo labile confine tra il tangibile e il trascendente; nei momenti dell’inseguimento esterno a colpi di frusta, così come durante l’ascensione della scala a chiocciola nel loft fatiscente (i richiami a sfondo bohémien sono evidenti) e negli attimi in cui i coniugi scambiano le prime impacciate effusioni la cornice sembra suggerire una presenza spirituale propulsiva vibrargli attorno, quasi una divinità alata fuori campo che avvolge, “beatifica”, protegge, assiste le maschere, assurgendole ad un’ipotetica dimensione serafica. Il commento sonoro di Ernö Rapée e Lew Pollack è stato inserito nel montaggio definitivo e sublima col giusto pathos le immagini, diluendosi oltremodo nella seconda porzione.

 

Image gallery for "Seventh Heaven (7th Heaven) (1927)" - Filmaffinity

 

E anche quando il lungometraggio sembrerebbe vacillare a causa di un equilibrio instabile della tenuta, faticando a camminare in linea retta, il testo rimane saldo, consegnando a ogni momento la massima vivacità elegiaca possibile. Una piccola riserva va al titolo, purtroppo condiviso con quello di una terribile sit-com televisiva.

 

 

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