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I sette assassini

Regia di Budd Boetticher vedi scheda film

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La recensione su I sette assassini

di SamP21
8 stelle

Il primo film del mitico sodalizio tra Budd Boetticher e Randalph Scott, mito del genere, in film spesso definiti di serie B, come del resto venne giudicato inizialmente lo stesso regista.

 

La trama in breve

Lo sceriffo Stride cerca vendetta: sette banditi hanno rapinato l’ufficio postale nel suo paese e gli hanno ucciso la moglie. Si mette sulle tracce dei fuggiaschi, finché nel deserto incontra una coppia che cerca fortuna nell’Ovest, e alla fine si scontra con i banditi.

 

Budd Boetticher è uno dei registi Western più rivalutati dopo la morte, qui al primo dei suoi film con Scott protagonista. Il film si genera dalla pioggia, dalla notte, in un west selvaggio, violento e con poco spazio per bene e male.

 

Mi spiego meglio, il protagonista è un ex sceriffo, votato sicuramente al bene della comunità, ma è anche in cerca di vendetta, come sempre nel Western, la vendetta è protagonista. La sua ricerca lo porterà a incontrare casualmente una coppia, il marito sembrerebbe un brav’uomo anche se abbastanza inetto, in seguito scopriremo qualcosa su di lui che cambierà di molto la visione dei fatti; ci sono banditi, quelli che hanno ucciso la moglie dello sceriffo, in fuga e nuovi banditi che li inseguiranno per l’oro.

 

Lo scontro tra bene e male, con un breve intramezzo di cavalleria e di indiani, non è poi così netto, la città è lontana; il regista dirige un western secco, per durata e regia, ma pieno di forza vitale, per il genere western e non solo.  L’azione è condensata in ottanta minuti, la fotografia ci dona paesaggi bellissimi, ed è precisa, attenta, i caratteri sono ben delineati e non così bidimensionali, la tensione alta fin dall’inizio, con quel duello, celato dalla macchina da presa.

 

Il regista sembra sospendere il giudizio, ma come altri prima di lui, non molti, del resto siamo nel ‘56 e il western ancora non si è spinto verso la revisione totale dei suoi temi, configura un mondo violento, duro, dove gli uomini si muovono, forse, solo per il denaro. L’ex sceriffo ovviamente è l’eccezione, ma è un eroe moderno, non tronfio, riprende, ma anticipa anche i personaggi taciturni di molto cinema a seguire, un uomo d’azione, un uomo d’onore e un uomo gentile, è interessante anche il suo rapporto con l’unica donna del film, raffigurata in modo non schematico, come in molto cinema dell’epoca, anzi.

 

L’azione è spettacolare e ci conduce al duello, mitico, finale, il western non viene riscritto (come nel coevo Sentieri Selvaggi), ma è ben delineato con un’idea moderna di regia e caratterizzazioni. Scott è mirabile nel ruolo del maturo sceriffo, che anticipa il crepuscolo del genere, come è eccezionale Marvin nel ruolo del cattivo. Esemplare il duello finale e la scena nella tenda, in cui il cattivo (Marvin) mette in crisi il rapporto tra moglie e marito.

 

Essenziale ma riuscitissimo, diretto in modo perfetto, con una geometria e una dinamica di genere da far invidia a molti, non ha la forza concettuale di Anthony Mann, ma mette comunque in crisi alcuni valori del genere, soprattutto nella sua sospensione del giudizio morale; i banditi sono cattivi, ma il giudizio dell’autore e del regista non è così inappellabile, i personaggi seguono un percorso segnato fin dall’inizio, connaturato nel genere, senza però la retorica di molto western, dall’altra parte neanche l’eroe è più l’eroe di un tempo, l’aspetto indiano invece è tenuto in disparte.

Un gioiello da recuperare.

 

Voto 8,5

 

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