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Dove la terra scotta

Regia di Anthony Mann vedi scheda film

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La recensione su Dove la terra scotta

di degoffro
8 stelle

Uno strepitoso Gary Cooper è il grande protagonista dell'ennesimo, splendido western targato Anthony Mann. Cooper è qui un ex bandito, Link Jones che si è rifatto una vita onesta, sposandosi e avendo due figli. Mentre sta portando i soldi dei suoi concittadini alla ricerca di una maestra che possa insegnare nella scuola del suo villaggio, il treno sul quale si trova viene assalito da alcuni delinquenti. Link, in compagnia di una cantante da saloon e di un baro, suoi occasionali compagni di viaggio, raggiunge una vecchia baracca, sede delle sue passate imprese criminali. Qui ritrova lo zio (un al solito meraviglioso Lee J. Cobb, spietato e rabbioso, perso ancora in un passato di successi e di glorie criminali ormai però troppo lontano, condannato a vivere di nostalgie e di amari ricordi del tempo che fu), ancora comunque a capo di una banda di giovani malviventi, in realtà non più abili e scaltri come quelli di una volta, responsabili proprio della rapina al treno su cui viaggiava Link. Jones è costretto a riunirsi alla banda e finge di partecipare con loro ad una nuova rapina in banca, mosso esclusivamente dall'esigenza di tutelare gli ostaggi. La prima parte è efficacemente claustrofobica e insolitamente notturna e buia, ambientata quasi completamente nella baracca: Link alla prese con uomini rozzi e volgari, violenti e ignoranti, i cui istinti animaleschi e primitivi vengono risvegliati dalla presenza di una bella fanciulla, fragile ed indifesa, (brava e dolce Julie London, donna che ha conosciuto soltanto uomini infimi disposti ad approfittarsi di lei, si innamorerà perdutamene e senza speranza di Link, unico gentiluomo da lei incontrato, il solo capace di proteggerla e di rispettarla e ne ammirerà il rigore e la straordinaria coerenza morali, qualità rare e inusuali nel selvaggio mondo del west), costretta a spogliarsi davanti a un gruppo di carogne inette, brave solo a colpire di sorpresa e alle spalle il protagonista, minacciandolo con un coltello alla gola. Una volta che la carovana si rimette in marcia, tra dubbi, sospetti e inganni, (il cugino di Link ha capito fin da subito le sue reali intenzioni e aspira solo a eliminarlo, una volta compiuto il colpo) Link si ritrova a fare i conti con un passato che sperava di avere cancellato, tormenti e ossessioni lontane che ritornano, fantasmi e ombre remote che prepotentemente si riaffacciano, una violenza istintiva e una bestialità spietata che sperava non facessero più parte del suo carattere, ormai mite e paziente, improntato alla pacifica e serena convivenza, che però esplodono con improvvisa rabbia ed inaudita crudeltà in un accesissima ed indimenticabile scazzottata culminante nel secondo, inatteso e davvero sorprendente, spogliarello "forzato" del film. E proprio in una città fantasma, deserta e abbandonata, abitata solo da una anziana coppia (geniale idea di una sceneggiatura ricchissima di spunti firmata da Reginald Rose, lo stesso de "La parola ai giurati" di Lumet) avverrà l'inevitabile e liberatoria resa dei conti. "Man of the west" recita il titolo originale: sarebbe un perfetto appellativo per il sublime Anthony Mann, capace di riprendere con estrema energia e vigore paesaggi e luoghi tipici di un mondo che è entrato nella leggenda, senza per questo rinunciare ad un'attenta analisi psicologica dei caratteri e ad uno sviluppo narrativo coerente ed appassionante.
Voto: 8

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